Tempismo perfetto: proprio mentre Microsoft cerca di screditare il concorrente Google sul tema della privacy, il negozio online della società di Redmond viene “bucato” dagli hacker. A mettere a segno il colpaccio è stato il gruppo cinese EvilShadow, che è riuscito a fare breccia nel database del Microsoft Store indiano, sottraendo i dati di registrazione e la password di migliaia di clienti. Il gruppo ha sostituito l’homepage del sito inserendo un’immagine con l’immancabile volto di Guy Fawkes. Nel momento in cui scriviamo, il sito sembra essere tornato sotto il controllo di Microsoft, ma risulta comunque “non disponibile”.

Poco importa che la gestione del database sia affidata a una società partner di Microsoft: il bassissimo livello di sicurezza offerto dal sistema di gestione dello store online è testimoniato dagli stessi hacker, che nel loro blog riportano i dettagli dell’operazione. Il database contenente le informazioni sui clienti indiani (e le relative password) non era nemmeno protetto da crittografia, una misura elementare di sicurezza che in molti paesi è addirittura prevista per legge. L’incidente di percorso sarebbe già imbarazzante di per sé, ma la vera beffa riguarda la diatriba in corso tra Microsoft e la concorrente Google.

Nelle ultime settimane, Microsoft aveva infatti avviato una campagna di marketing “comparativa” con l’obiettivo di recuperare il terreno perso nei confronti di Google. Una massiccia operazione pubblicitaria che ha assunto nel giro di poco i tratti di una vera e propria crociata combattuta a suon di invettive e commenti denigratori. Non contenta di offrire in regalo i propri smartphone a chi “parlasse male” dei terminali equipaggiati con Android, Microsoft ha anche riempito quotidiani e periodici con una pagina pubblicitaria in cui accusava Google di violare il diritto alla privacy dei suoi utenti. Nella sparata anti-Google, la società di Steve Ballmer prometteva la massima attenzione per i suoi clienti. Ora lo slogan “putting people first” suona solo come un clamoroso autogoal.

di Gaspare Rosso

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