Il 13 febbraio dell’anno scorso era domenica, non c’era, nell’aria, neppure un fiocco di emergenza neve. Era una fredda giornata di festa. Un milione di donne, in ordine sparso, invase pacificamente spazi urbani che non ne vedevano così tante da una trentina d’anni.

A Roma Piazza del Popolo faticava a contenerle tutte. Età diverse, storie diverse. Diversi gli stili i sorrisi gli sguardi. Unica, la volontà di dire basta, di riprendere la parola. Di affermare la propria dignità di persone. Non oggetti, non merce di scambio, non silenzio fatica e discriminazione. Donne. La metà di un tutto, da declinare secondo due soggettività differenti, ma di eguale valore. Le femmine, i maschi. Si era in pieno berlusconismo, fase preagonica, trivialità massima. Dalle piazze si levò, allegramente rabbioso, un grido di sollievo: se non ora quando? Adesso!

Da quella domenica il tempo è cambiato. Berlusconi si è inabissato, s’è spenta l’eco delle barzellette. La serietà ha preso il sopravvento, imponendo castighi e rigore. Le donne che erano in piazza il 13 febbraio dell’anno scorso, non sono più tornate a casa. Adesso sono una forza politica. Che dialoga col Governo, che manifesta e racconta, che spiega e chiede. Una forza radicata sul territorio nazionale in un centinaio di comitati. Un punto di riferimento per tutte. Per tutti. A loro (a noi), i miei migliori auguri. Buon compleanno, Snoq.

Il Fatto Quotidiano, 12 febbraio 2012

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