Quelle emissioni hanno provocato la massiccia diffusione di patologie respiratorie nella del Delta del Po. E per non averlo impedito finiranno a processo dieci manager, imputati a vario titolo di omissione dolosa di cautele contro disastri e infortuni sul lavoro, in concorso, dal ’98 al 2009.
Il gup del tribunale di Rovigo Alessandra Testoni ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Manuela Fasolato. Il 27 settembre si aprirà presso la sezione distaccata di Adria il processo contro l’attuale amministratore delegato di Enel Fulvio Conti e i suoi predecessori, Franco Tatò, ad dal 1996 al 2002, e Paolo Scaroni, in carica fino al 2005. Con loro anche i manager di Enel Produzione Alfredo Inesi, Antonino Craparotta, Giuseppe Antonio Potestio e Sandro Fontecedro. Vengono poi l’ad di Enel Produzione Leonardo Arrighi, Renzo Busatto e Carlo Zanatta, ex direttori della centrale.
Secondo l’accusa le emissioni della centrale Enel di Porto Tolle avrebbero provocato dal 1998 al 2006 in maniera massiccia patologie all’apparato respiratorio degli abitanti, in particolare dei bambini fino ai 14 anni. Nel raggio di 25 chilometri dalla struttura, infatti, uno studio epidemiologico effettuato dall’Asl avrebbe riscontrato incrementi di asma e altre affezioni bronchiali. Secondo la procura rodigina la centrale doveva essere adeguata alle normative vigenti in materia ambientale.
E invece questo non sarebbe avvenuto. A sostenerlo, come accusa privata, sono anche varie associazioni e diversi enti locali. Tra questi si sono costituiti parte civile la Regione Emilia Romagna (rappresentata in giudizio dall’avvocato Mariano Rossetti del foro di Bologna), il Parco del Delta del Po e la Provincia di Ferrara (avvocato Riccardo Venturi) e i comuni ferraresi di Goro e Mesola (avvocato Carmelo Marcello).
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