Quando è caduto Berlusconi abbiamo tutti festeggiato. Invece delle elezioni è però arrivato il governo Monti che ha promesso equità sociale e l’uscita dalla crisi. A distanza di un paio di mesi è possibile trarre un primo bilancio.

L’equità sociale non si è vista: hanno pagato i soliti noti mentre di patrimoniale o di taglio delle spese militari nemmeno l’ombra. Non si è vista nemmeno l’uscita dalla crisi: la manovra di Monti, tagliando il welfare e aumentando le tasse, è recessiva e sta aggravando pesantemente la crisi. Quanto alla lotta alla speculazione finanziaria – dovuta alle politiche europee di stampo neoliberista e non certo a un destino cinico e baro – Monti non ha nemmeno speso una parola per cambiare le regole.

Adesso sono arrivate le liberalizzazioni, che non toccano i grandi poteri ma al contrario demoliscono diritti in basso: dall’obbligo di liberalizzare i servizi pubblici locali, all’abolizione del Contratto nazionale di lavoro nel settore ferroviario, all’abolizione del valore legale del titolo di studio, etc etc.

In definitiva, il governo Monti sta utilizzando la speculazione finanziaria come una sorta di “nemico esterno” per giustificare una politica di pesantissima compressione dell’occupazione, dei diritti dei lavoratori pubblici e privati, dipendenti e autonomi. Una politica di destra, simile a quella della Tatcher totalmente favorevole al capitale finanziario e alle grandi imprese. Un governo da mandare a casa il prima possibile.

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