Speravamo che col governo dei banchieri, dei professori, dei bocconiani ci sarebbe stata perlomeno concessa una tregua. Speravamo che per un paio di anni gli uomini politici sarebbero scomparsi dalla scena e dalla nostra vista, che sarebbero emigrati, almeno per un po’, in Nuova Zelanda per andare a nascondersi sotto le pecore merinos, quelle dal pelo lunghissimo e impenetrabile. E invece non si può aprire la televisione al mattino, di pomeriggio, la sera, senza vederli ancora tutti lì, i Gasparri, i Cicchitto, i Romani, i Romano, i Bersani, le Finocchiaro, i Rutelli e persino gli Ignazio La Russa, a esibirsi, a pontificare, a scambiarsi le solite accuse con cui sono soliti autoassolversi a vicenda, come se nulla fosse successo, come se il “governo dei tecnici” (cui nessun altro Paese è ricorso) non segnasse il fallimento non di questo o di quello, ma di un’intera classe politica, di oggi e di ieri, diciamo degli ultimi trent’anni.

E allora capisci che, passata la breve esperienza bocconiana, ricomincerà tutto da capo. L’unico a tenere un basso profilo è proprio Silvio Berlusconi che, bisogna riconoscerlo per onestà intellettuale, è qualche gradino sopra gli altri. L’energumeno si è fatto persino moderato. Non attacca più nemmeno la magistratura. Mentre nei sotterranei del pur traballante San Raffaele qualcuno, sotto la supervisione del carcerando Don Verzè, gli sta confezionando l’elisir di lunga vita (120 anni, minimo) il Cavaliere lavora in silenzio per preparare il suo trionfale ritorno. È convinto che il popolo lo ami ancora. E ha ragione. Infatti non sono stati gli italiani a cacciarlo, tantomeno le sinistre con la loro coglionaggine congenita che in tante occasioni lo avevano favorito e continueranno a favorirlo, ma i tedeschi quando, mentre la casa già andava a fuoco e occorreva l’estintore, mandò quella impudente “lettera d’intenti” che rimandava tutto sine die, sperando, come tutti i suoi connazionali, di destra e di sinistra, nello stellone.

Del resto chi potrebbe sostituirlo come candidato premier del Popolo delle Libertà (di delinquere) ora che il suo miglior uomo, Giulio Tremonti, è passato armi e bagagli alla Lega? Alfano? Non facciamo ridere. Cicchitto? C’è un limite anche all’indecenza più spudorata. Scajola? Sarebbe capace di farsi comprare, a sua insaputa, la metà di Palazzo Chigi. Tornerà il Cavaliere e dirà: “Ho salvato per la seconda volta l’Italia”. E a chi gli chiederà perché, risponderà: “Perché mi sono tolto dai coglioni al momento giusto, passando la patata bollente ad altri, a quell’insipido, noiosissimo professore che non vi ha mai fatto divertire come vi facevo divertire io. E questo dimostra il mio alto senso di responsabilità e l’amore che porto a questo Paese di merda che non mi merita e per il quale ho tanto sacrificato le mie serate”. Fra due anni gli italiani, che come dice sempre Travaglio sono degli smemorati, avranno già dimenticato chi è che ci ha portato sull’orlo del precipizio e si ricorderanno solo dell’allegra baldoria in cui vivevamo prima che la Wehrmacht venisse a metterci in riga. Si sono levati alti lai in questi mesi perché abbiamo ceduto la nostra sovranità nazionale ai tedeschi, ad Angela Merkel. Vorrei vedere se non ci fosse stata “la culona inchiavabile”. E c’è da sudar freddo al pensiero che i tedeschi si stanchino di pagare per i fannulloni di tutto il Continente. In ogni caso io preferisco un’Europa governata dai tedeschi a un’Italia governata dagli italiani.

Il Fatto Quotidiano, 31 dicembre 2011

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