A fianco degli Indignati ci saranno anche due associazioni di avvocati volontari per offrire assistenza legale gratuita in caso di bisogno. Legal Team Italia e l’Associazione nazionale Giuristi democratici hanno deciso di affiancare i cittadini “per partecipare alla protesta e proseguire nella costruzione di obiettivi comuni, insieme ai protagonisti dei movimenti di lotta mobilitati da tutta Italia” e saranno “a disposizione di chiunque ritenesse di averne necessità” attraverso il numero telefonico dalla Casa dei diritti sociali e in piazza.

Tutto iniziò al G8 di Genova dove, spiegano sul sito, “abbiamo visto la morte di Carlo (Giuliani, ndr), la violenza e le torture inflitte a centinaia di manifestanti” e da allora “abbiamo sostituito la nostra toga con una pettorina e siamo scesi per strada perché convinti che per un avvocato la difesa dei diritti fondamentali delle persone non passa soltanto per le aule dei Tribunali”.

“Nel 2009, durante il G8 e la manifestazione antirazzista a Roma, avevamo già fatto da ponte alle due associazioni, mettendo a disposizione il nostro numero di telefono e la sede fisica della nostra associazione”, spiega Carla Baiocchi della Casa dei diritti sociali a Roma. Baiocchi spiega che decine di avvocati da tutta Italia “chiedono di unirsi al supporto legale gratuito” e non condivide le preoccupazioni di chi teme episodi di violenza nel corso della giornata: “C’è chi tenta di fomentare un clima di rabbia e tensione, ma si tratta solo di una manifestazione partecipata e pacifica”.

Tra i 50 legali volontari ci sarà anche Simonetta Cresci, iscritta sia ad Avvocati democratici che a Legal Team: “Parteciperemo come i cittadini e saremo in corteo. Perché anche noi, come tutti gli altri abbiamo il diritto di protestare”. Contro che cosa? “Contro la riforma dell’ordine forense e la liberalizzazione delle carriere, ad esempio”. Cresci aggiunge che in passato gli avvocati che hanno dato disponibilità hanno difeso gli arrestati del 7 e del 14 dicembre, durante le proteste contro il ddl Gelmini e il governo Berlusconi, e hanno garantito loro la tutela legale. Specie in un’epoca storica e politica in cui la legislazione e anche l’interpretazione delle norme, ormai prodotte e sviluppate in ambito europeo, hanno generato “alcune limitate aperture ma, soprattutto, un inasprimento dell’apparato repressivo, che, con il pretesto della guerra al terrorismo, colpisce soprattutto il dissenso e le forme antagoniste di organizzazione e di comunicazione”.

Come a Bolzaneto, in passato c’è chi è stato arrestato, denunciato e picchiato ingiustamente”, osserva Cresci e ricorda il giro di vite degli ultimi anni nei confronti dei manifestanti: “Non abbiamo statistiche, ma si sono verificate situazioni di violazioni da parte della polizia”. Quindi chiedono trasparenza alle forze dell’ordine: “Vogliamo che gli agenti abbiano un numero di riconoscimento o il nome sulla divisa, come accade nella maggior parte dei paesi europei, anche se questa norma è stata stralciata per motivi di sicurezza. Ma noi siamo convinti che chi tutela l’ordine pubblico debba essere riconoscibile e identificabile”. Come saranno riconoscibili loro in piazza con la pettorina, per ascoltare le segnalazioni di altri cittadini.

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