Un anno fa il comune di Condofuri (Reggio Calabria) veniva sciolto per “forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata”. Oggi è arrivata la sentenza di condanna per 22 persone, con rito abbreviato. Le indagini, coordinate dal procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, avevano accertato l’ingerenza della ‘ndrangheta  nelle elezioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009. In particolare, secondo l’accusa, la cosca Rodà – Casile era riuscita sia a inserire la candidatura di un proprio uomo, Filippo Rodà (che sarà invece processato con rito ordinario), ma anche a fargli raccogliere un numero di preferenze tale da farlo risultare primo degli eletti e da essere nominato assessore. Ma non solo: l’attività della cosca aveva attuato una vera e propria strategia di controllo del territorio: imponendo il “pizzo” ai commercianti, intervenendo nell’assegnazione degli appalti pubblici e condizionando l’attività dell’amministrazione comunale fin dal 2004.

La condanna minima, a sei mesi di reclusione è stata data a Francesco e Giuseppe Frisina, mentre quella maggiore, dieci anni, è stata inflitta a Francesco Bruzzese, accusato di aver avuto contatti anche con le cosche operanti in Piemonte. L’attività investigativa era partita nel 2004, dopo l’incendio di un escavatore di un’impresa che collaborava con il Comune. Adesso a guidare Condofuri è una commissione prefettizia composta dai due Viceprefetto Giuseppe Castaldo e Antonia Surace, oltre al direttore amministrativo contabile Maria Laura Tortorella.

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