Primo album solista per Michele Bitossi, vecchia conoscenza per chi frequenta questo blog. Infatti l’avevamo già incontrato in occasione dell’uscita dell’album I love you fortissimo registrato con la sua band, i Numero6. A distanza di pochi mesi, dietro lo pseudonimo “Mezzala” (termine dal significato chiaro e inequivocabile) ha dato alla luce Il problema di girarsi, titolo scelto attingendo dallo sterminato vocabolario pizzuliano, quello di Bruno Pizzul, mitico telecronista sportivo Rai, in ricordo di quando il calcio era molto più genuino, meno televisivo e sicuramente più appassionante. Con dodici brani dalle tinte vintage, Il problema di girarsi mette in evidenza le capacità del “fantasista” Bitossi, stanco dei tatticismi esasperati che uccidono la fantasia, risaltandone l’estro grazie a melodie irresistibili ed evocative. Di musica e naturalmente di calcio abbiamo parlato con Michele “Mezzala” Bitossi, intervistato per il Fatto Quotidiano in occasione del lancio ufficiale del disco.

Il problema di girarsi è un album dalle tinte vintage: al di là del nome “mezzala” che richiama i bei tempi andati, emerge, da parte tua, una certa malinconia per un recente passato: tu che sei un tipo “sanguigno” cosa salvi degli anni Ottanta-Novanta?
Mi fa molto piacere il tuo riscontrare un mood in un certo senso retro nell’album. In effetti, il mio intento era di realizzare un lavoro che avesse nel ‘calore’ e nella sincerità, caratteristiche imprescindibili, sia dal punto di vista della musica sia per quanto riguarda i testi. Lo pseudonimo Mezzala, che ho scelto da grande appassionato di calcio, purtroppo deluso dal calcio attuale, significa sia approccio ironicamente nostalgico alle cose, sia amore incondizionato per l’estro, la fantasia, l’invenzione in barba a tatticismi spesso veramente esasperati e asfissianti, nel calcio e nella vita di tutti i giorni. Degli anni Ottanta-Novanta salvo tantissime cose, valanghe di dischi, libri e film che mi hanno formato e ispirato enormemente, il Genoa che vince ad Anfield Road contro il Liverpool, sesso goffo e indimenticabile, una dolcissima inconsapevolezza, montagne di incoscienza e tanto altro ancora.

Come nasce questo disco e qual è stata la scintilla che ha fatto scattare l’idea di realizzarlo?
Da tempo covavo l’idea di intraprendere un percorso musicale da solista, parallelamente a quello coi Numero6, peraltro attualmente più che mai vivi e carichi. Sentivo l’esigenza, forse anche la maturità artistica, per gestire in toto un progetto prendendomi tutte le responsabilità del caso. Far parte di una band ha aspetti fantastici, ma a volte limita e stressa oltremodo. E io vivevo un periodo in cui non avevo voglia né di limitarmi né di stressarmi. Credo in ogni caso che l’esperienza solista come Mezzala, che mi auguro continui a lungo, porti fatalmente dei vantaggi anche ai Numero6. Il nuovo disco del gruppo, che abbiamo appena finito, ha visto maggiore democraticità rispetto al passato, evidentemente anche perché ho sufficientemente sfogato il mio ego e le mie tendenze accentratrici ne Il problema di girarsi, le cui canzoni sono nate in maniera assai fluida e spontanea.

Impossibile, non parlare di calcio: la tua “genoanitudine” – consentimi il termine – emerge chiara. Credi davvero che il calciomercato sia solo un palliativo? Quanto è difficile restare fedeli alla propria squadra del cuore quando ogni anno si susseguono scandali calcistici?
Ho visto la mia prima partita a Marassi in gradinata nord nel 1979. Avevo quattro anni, mi ci portò mio padre buon’anima, un grande e tipico genoano. Da allora la malattia non ha fatto che aggravarsi e, nonostante il calcio di oggi faccia schifo per tantissime ragioni, non riesco a fare a meno del Genoa, che ha un ruolo centrale nella mia esistenza. Nel disco, oltre al titolo di chiara matrice ‘Pizzuliana’, faccio alcune citazioni calcistiche che per me hanno un valore metaforico. Il calciomercato attuale per come viene gestito e comunicato, è l’emblema della spasmodica volontà di spettacolarizzare ogni più insignificante str…ata accada nel mondo del calcio. La gara è a spararla ogni giorno più grossa e quando non c’è niente da sparare si inventa. ma potremmo tranquillamente applicare questo discorso a ciò che in Italia sta accadendo in altri ambiti, non credi? Per quanto mi riguarda essere genoano prescinde sia dai giocatori, che dai presidenti e dai dirigenti che negli anni si sono susseguiti e si susseguiranno. Qualunque cosa succeda (e di cose brutte ce ne sono successe anche di recente) rimane la fede per una maglia, per un simbolo, per la nostra lunga storia. Il prof. Scoglio era un grandissimo e ho anche avuto il piacere e l’onore di conoscerlo. Oltre che una persona di intelligenza raffinata e brillante era un buon allenatore che a “Genoa” (così lui chiamava Genova) diventava il miglior tecnico del mondo. Ci sono tanti periodi che nel bene e nel male ho nel cuore. Di getto ti dico che la vittoria in extremis contro la Salernitana ai play-off di Serie C del 2005 con gol della meteora Dante Lopez fu qualcosa di enormemente importante sulla via di una rinascita che di lì a poco fortunatamente si concretizzò.

Quale prevedi sarà il futuro della musica? E internet ci renderà più stupidi o più all’avanguardia?
Questa è una domanda affascinante che esigerebbe una riposta sociologicamente all’altezza, che francamente mi interesserebbe molto ascoltare o leggere. Dal canto mio posso solo dirti, da fruitore quotidiano di internet (per lavoro e per sollazzo) che per alcune pericolose derive che stanno prendendo alcuni social network e, in generale, alcuni approcci estremi, parecchia gente se non si dà una regolata rischia di procurarsi gravi danni mentali a causa del web. Detto questo, parlando di consumo di musica, ma anche di creazione musicale, è evidente come le odierne tecnologie abbiano mutato radicalmente il modo di porsi davanti alle canzoni e agli album. Credo che l’antidoto contro il rischio di istupidimento risieda nel senso di responsabilità e nel buon gusto di ciascuno di noi. Essere acriticamente onnivori, accumulare file a e più non posso non spegne il senso critico e la tendenza ad innamorarsi della bella musica, magari presa poco alla volta, dandosi il tempo di capirla, metabolizzarla, apprezzarla.

Come pensi di promuovere il tuo cd? Hai una tournée in programma?
Da novembre inizierò a portare il disco dal vivo in tutta Italia. Almeno in un primo momento si tratterà di un concerto acustico in duo, dove reinterpreteremo i pezzi di Il problema di girarsi, ma anche canzoni dei Numero6 in chiave intimista e raccolta. Più avanti porteremo in giro un concerto più rock a ranghi completi. Personalmente non vedo l’ora di andare il giro a suonare il più possibile.

Articolo Precedente

Dc, la balena bianca
col senso dello Stato

next
Articolo Successivo

Roma, parte “Body worlds”
Corpi umani “plastinati” in mostra

next