Masi sta per lasciare la Rai? La notizia è stata smentita dall’interessato, eppure continua a circolare e trova autorevoli quanto semisussurate conferme tra gli stessi esponenti della maggioranza.

Dal momento che siamo tra quelli che hanno addirittura raccolto migliaia di firme per chiedere la sostituzione del direttore generale in carica, non ci strapperemo i pochi capelli che abbiamo sulla testa qualora l’evento dovesse compiersi. Eppure non riusciamo a condividere l’entusiasmo di chi si illude che la sua uscita possa significare una svolta per la Rai.

Sino a quando Berlusconi continuerà ad essere il presidente del Consiglio e, soprattutto, il signore e padrone del conflitto di interessi, chiunque prenderà il posto di Masi, dovrà prima sottoporsi al rito del bacio della pantofola e accettare tutte le condizioni che gli saranno imposte.

Mi difenderò in tv“, questa è la frase chiave per comprendere le intenzioni del Cavaliere che ha deciso non solo di controllare le tradizionali postazioni mediatiche, ma anche di arrivare finalmente all’oscuramento di quelle che non gli piacciono: da Annozero a Ballarò, da Che Tempo che fa a Vieni via con me, da Report al Tg3, senza dimenticare Rainews24 e le ultime oasi sopravvissute alla sua furia e agli assalti dei mazzieri.

Il nuovo direttore generale sarà davvero nuovo se sfuggirà alla logica dell’ultima raffica di Salò e deciderà di chiudere la brutta pagina delle censure, delle molestie, delle liste di proscrizione, delle videocassette trasmesse a reti semiunificate. Altrimenti non ci sarà proprio nulla da festeggiare.

Del resto che la situazione sia ormai tragica è confermata dalla notizia, arrivata dalla Germania, dove persino la tv pubblica di quel paese ha deciso di realizzare uno spot per ricordare ai suoi abbonati che la libertà dei media è la premessa per un vera democrazia, altrimenti: “Si rischia di finire come in Italia” e qui addirittura compare il faccione di Berlusconi.

Stiamo parlando della Germania e non certo di uno spot realizzato da quelli che in Italia vengono chiamati “gli antiberlusconiani di professione” dai fessi in servizio permanente effettivo.

Tanto per confermare i tedeschi, e non solo loro, nelle loro legittime convinzioni, il governo ha pensato bene di introdurre dentro una legge di recepimento delle direttive comunitarie una sorta di amnistia postuma per quegli amministratori della Rai che, a suo tempo, votarono Alfredo Meocci come direttore generale, nonostante da più parti fosse stata segnalata la sua palese incompatibilità, essendo stato commissario della autorità di garanzia delle comunicazioni. La corte dei conti ha sanzionato quel voto e ha chiesto un congruo rimborso agli amministratori dell’epoca.

Il governo vorrebbe ora cancellare quella norma e soprattutto eliminare la sanzione pecuniaria. Paradosso per paradosso, scandalo per scandalo, sarebbe stato assai meglio amnistiare loro e condannare al pagamento dei danni l’unico vero mandante di quella operazione: il presidente del Consiglio medesimo e quei consiglieri che, pur di compiacerlo, non esitarono ad attaccare il ciuccio dove voleva il padrone.

La prossima settimana le camere discuteranno la prescrizione breve, di questo passo la maggioranza potrebbero inserire un emendamento sulla amnistia postuma, una sorta di provvedimento “ad personas”, da applicare caso per caso, processo per processo, condannato per condannato.

Questa sì che sarebbe una controriforma epocale e siamo sicuri che lo spot “Volete finire come in Italia?” potrebbe trovare una calorosa accoglienza ben oltre i confini della Germania, chi sa forse potrebbe andare in onda anche tv delle nascenti democrazie egiziane e tunisine, magari mettendo insieme i faccioni di Ben Alì, di Mubarak e del Cavaliere di Arcore.

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