Dalla radio che ascolto mentre lavoro, arrivano le lamentele di tutti coloro che da mesi protestano in seguito al tormentone finian (iamola) berlusconiano, che occulta sotto i tappeti dell’ex Bel Paese degradato a bel paesino, i problemi reali dello stesso. Le imprese che chiudono o delocalizzano, operai & impiegati sull’asfalto con tazebao & braghe di tela, la disoccupazione giovanile nei pressi del 30%, un debito pubblico straripante nonostante la relativa ricchezza delle così dette famiglie – durerà ancora molto? – la criminalità organizzata al Potere, in un contesto di corruzione & illegalità istituzionale dilagata, riscontrabile per esempio nella reintroduzione de facto delle gabelle d’antica memoria – diritti di sosta & pedaggi iugulatori, anche sui transiti e gli ingressi (spiagge demaniali usurpate a pagamento), autovelox dove non ce n’è bisogno, persino nelle frazioni di campagna, le multe più salate della Ue, ritiri di patente indifferenziati, non solo a carico dei giovani ma anche dei babbi e delle mamme, mentre le strade e le superstrade continuano disconnesse e via discorrendo.

In un climax di record negativi sulla libertà di stampa, sull’istruzione inferiore (sic!) & superiore (ma vaa?) – il nostro ateneo più decente al 160 posto nel mondo – e chi più ne ha più ne metta. Siamo arrivati al punto che pronunciando un record negativo random (a caso), esso trova quasi automatica conferma nelle statistiche internazionali.

In questa situazione, appena tratteggiata, da mesi & mesi non si fa che trasmettere & ritrasmettere, pubblicare & ripubblicare e soprattutto straparlare spesso a vanvera, dell’appartamento monegasco con tinello piccolo borghese, il quale, a ben vedere, non è un fatto privato visto & considerato che ha coinvolto la terza carica repubblicana così/detta. Ragion per cui è gioco forza chiarire se i proventi della donazione di una fu camerata, siano davvero confluiti nelle casse dell’ex Msi tracimato in una libertà a memoria futura, oppure vi siano transitati per essere drenati da cognati di amanti con Ferrari. I cognati, non le amanti.

Un’altra farsa di cui il Paese che va in malora non si sentiva il bisogno” – cito interpolando l’editoriale di Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano di ieri. Mentre Marco Travaglio nel suo pezzo Pd, Partito Desaparecido, esperto documentato d’ansie & angosce piddine (si dirà così?), ci rinverdisce sulle lotte intestine di un partito che continua a litigare mentre ”Su Fini il Pd balbetta”!

Più che l’obbiettivo balbettio del Pd, un partito semi estinto al quale Massimo Fini pronostica un altro anno di soprav-vivenza, raccapriccia ll grottesco corteggiamento tattico a cui gran parte della così/detta sinistra s’è lasciata andare nei confronti del’ex estrema destra, sorvolando sul fatto che Fini and Co., complici del Caimano per quasi un ventennio, ritrasmettono il dna di quell’altro ventennio – quello dominato dal “Grande Statista”, Fini dixit –alla fine del quale mio padre, come molte altre & altri come lui, venne torturato dalla Banda Carità a Villa Triste – Florence, Italy – e non disse niente perché non sapeva niente. Ignorava che sua madre, cioè mia nonna, Maria Marchi Ricci, aveva organizzato una modesta sottrazione di famiglie e di ebrei singoli, dalla deportazione nei campi di sterminio nazi-fascista. Dal che ne deriva che essendo stato educato a diffidare del fascismo soprattutto nelle sue forme mascherate da colorazioni supposta/mente opposte, sono tra coloro che non dimenticano e non essendo cattolico, per quanto mi possa sforzare, non sono proprio in grado di perdonare. Essendo invece più propenso a ripescare lo slogan più azzeccato del ‘68: “Fascisti carogne tornate nelle fogne”!

Come sappiamo il Caimano, per poter sguazzare indisturbato nelle fogne italiotte, dovette sdoganare dalle stesse Fini and Co., e i neo compari camerati, dopo avergli retto la coda per ben tre lustri, sono miracolosamente riusciti a divincolarsi un attimo prima di essere a loro volta divorati. E va bene così. Quello che invece bene non va è l’ innalzamento di post fascisti pentiti al ruolo di eroi dei quali, caro Bertold Brecht, questo bel paesino purtroppo sente ancora il bisogno.

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