Io non so in quale direzione vada la politica italiana. Quello che so è che le antiche definizioni di destra e di sinistra vanno dileguandosi ogni giorno di più, l’antico mondo limitato, tradizionale, scompare e i sospetti di una certa vecchia rivendicazione demagogica secondo la quale non c’è nessuna vera differenza fra i potenti cominciano a farsi reali e concreti.

Dunque pensavo a questo, che Fini a Mirabello tiene un discorso in cui fa abbondanti concessioni al vecchio uditorio della destra pre-berlusconiana, e il tutto ha subito un forte sapore retrò, appare chiaro che il tentativo di attingere all’antico idioma è clamorosamente fuori dalla storia. È fuori dalla storia perché nel frattempo (più o meno negli ultimi vent’anni) sono spuntate forze politiche inclassificabili secondo i tradizionali posizionamenti ideologici, perché a destra oggi c’è un partito antinazionalista e a sinistra fanno capolino movimenti di stampo populista-reazionario. Qualche giorno prima di Mirabello, Bersani, ossia il leader della principale forza di sinistra italiana, aveva aperto a Fini per quanto riguarda gli assetti costituzionali e la legge elettorale, facendo balenare l’ipotesi di accordi ed alleanze fino a qualche tempo prima inimmaginabili per il quadro politico italiano.

Così ho pensato che oggi la politica in Italia assomiglia sempre più a un cielo in cui si muovono un numero indefinito di nuvole. Se la volessi rappresentare con un’espressione figurata direi che ciascuna di queste nuvole è un agglomerato di parole d’ordine, un corpus di valori e di principi. Tuttavia le nuvole sono così ammassate fra loro che molte delle parole d’ordine periferiche finiscono per essere in comune tra più nuvole (vedi appunto i casi di Fini e Bersani). Questi punti di relazione costituiscono la base di possibili accordi elettorali, sono gli embrioni delle future alleanze. In questo modo può succedere che partiti politici tradizionalmente opposti si ritrovino a condividere un numero sufficiente di equivalenze, a rompere gli antichi steccati, a ridefinire gli scenari.

E nel pensare a questo ho notato che la cosa (incidentalmente o meno) converge su un altro aspetto della nostra contemporaneità che non ha apparentemente nulla a che fare con la politica. Mi riferisco ai social network. Alla base del successo delle reti sociali risiede una logica analoga a quella che ho appena descritto. In un social network ciascun utente può essere rappresentato come una nuvola eterogenea di interessi, preferenze, informazioni che coincidono in parte con gli interessi, le preferenze e le informazioni di un altro utente. Le amicizie nascono sulla base di questi punti di convergenza. Ogni utente di un social network è una nuvola fra le altre nuvole e il successo personale dipende dalla condivisione di questi interessi. Nel mondo dell’informatica, più in generale, il cloud computing è la rivoluzione prossima ventura. E se è vero che l’informatica ha da sempre la capacità di anticipare il futuro delle relazioni umane, ho il sospetto che la gestione del potere negli anni a venire sarà profondamente diversa da quello che siamo abituati a vedere oggi.

Dunque, osservando gli ultimi spostamenti , trasferimenti, fluttuazioni di leader e movimenti politici italiani, io immagino che la politica del futuro sarà assimilabile a una politica delle nuvole, ossia a un sistema di potere caratterizzata dall’incontro di interessi comuni a forze diverse, e non più a un meccanismo di forze contrapposte (destra-sinistra) che si contendono il consenso dell’elettorato. La convergenza su determinati interessi diverrà più importante della dottrina politica, della filosofia di partito, della concezione del mondo. I gruppi di interesse sostituiranno in tutto e per tutto i partiti politici. In un contesto completamente de-ideologizzato, lobby e massonerie si disputeranno il potere. E tutto questo sarà una logica conseguenza del mutamento degli elettori, non più votanti ideologizzati, ma portatori di interessi, stakeholder come si dice nel linguaggio d’impresa.

Non so se Fini e Bersani saranno persuasi, come me, del fatto che il futuro della politica italiana sarà evanescente, indistinto, rarefatto come un cielo pieno di nuvole. Le nuvole, si sa, possono assumere qualsiasi forma. Come diceva Fabrizio De André, “per una vera mille sono finte, e si mettono li tra noi e il cielo per lasciarci soltanto una voglia di pioggia”.

Noi intanto prepariamo gli ombrelli.

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