La Rai gioca un mondiale a handicap, e questo si sapeva. La sua offerta è quantitativamente povera rispetto a quella di Sky, e se poi la si mette pure sul piano della qualità tecnica della trasmissione il confronto si fa impietoso: perché a fare zapping (si parli di partite o di collegamenti da studio) fra l’emittente satellitare e quella di stato si ha l’impressione di saltare da Avatar a Striscia la Berisha. Se ci aggiungiamo la mestizia (mascherata da ‘timbro istituzionale’) di certe telecronache e dei commenti tecnici che le accompagnano, ecco che il cerchio si chiude. Come un cappio al collo con masso da un quintale e vista su Scilla e Cariddi.

Per esempio, le telecronache in cui il commento tecnico è affidato a Beppe Dossena. Il quale per chiarezza concettuale e coerenza espositiva ha un talento che al confronto Franco Causio su Sky sembra Wittgenstein. Dossena ha l’abitudine di iniziare un discorso, poi d’interrompersi per seguire l’azione e magari emettere versi non identificabili nel campionario catalogato dalle scienze naturali, e infine di provare a tornare sulla cosa che stava dicendo. Solo che magari nel frattempo se l’è dimenticata. Tuttavia quelle volte che riesce a portare a termine la missione (mettere cioè in fila soggetto, predicato e complemento)  espone concetti pensosi come quello di ieri sera, durante i primi minuti di Spagna-Portogallo. Dopo un fallito dribbling in area dello spagnolo Fernando Torres su Fabio Coentrao, Dossena ha detto: “Però stavolta Torres ha avuto un’idea e l’ha applicata, altre volte ne ha due o tre insieme e non riesce a applicarne una”. Prodigio d’uomo, che riesce a leggere nella testa dei giocatori.

A quel punto era ovvio fare zapping passando su Sky. Dove ci si poteva godere la telecronaca di Massimo Marianella, orfano dell’altro Teletubbie Massimo Mauro. Ci sono giorni in cui Marianella è particolarmente ‘Furio’, quel personaggio di Verdone che induce le mogli alla fuga o al suicidio. Durante la semifinale tutta iberica, al 20’, ha aspettato una pausa di gioco per tirare fuori un aneddoto che doveva essersi scritto accuratamente a mano sul quadernino a quadretti foderato a fiori: “Mentre qui cresce il livello delle vuvuzelas, che tra l’alto in origine avevano un altro nome, si chiamavano Boogie Blaster, e in sette anni quello che le ha inventate, tale Van Shalbik (non sappiamo se la trascrizione sia giusta, ma ci pare che quest’assonanza con ‘De Scialbo’ abbia un suo perché, ndr) è passato dal venderne 500 a 50.000 al mese. Una cosa ho scoperto (si rivolge a Luca Marchegiani, ndr), non so se tu sei un esperto di musica, ma questa qui è una sola nota: è un si bemolle”.

Da Marchegiani non giunge cenno, sicché Massimo Furio riprende: “Non sei esperto di musica. Neanch’io”. Il silenzio gelido di Marchegiani persiste, e a quel punto Massimo Furio ridacchia imbarazzato e la chiude lì dicendo: “L’ho presa da un articolo dell’Equipe che lo sottolineava”. Nessuno potrà mai dirci quanto fosse schifata la faccia di Marchegiani. Nel frattempo un minuto di partita se n’era andato parlando di cose superflue. Marianella aveva regalato un’altra perla durante la telecronaca di Germania-Inghilterra. Subito dopo il gol di Klose che ha sbloccato la partita per i tedeschi, egli ha sottolineato la nuova esultanza dell’attaccante tedesco: “Anche in questo caso si è inginocchiato come aveva fatto contro l’Australia. I giornalisti tedeschi gli hanno chiesto: “Oh! Ma tu non eri quello che faceva il salto?””. E adesso abbiamo scoperto che anche i giornalisti tedeschi fanno “Oh!”.

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