di Marco Travaglio

Questo inserto speciale raccoglie tutto quel che c’è da sapere sul “caso Marrazzo”, o almeno tutto ciò che emerge dai verbali finora depositati dei protagonisti interrogati dai magistrati. Naturalmente quel che emerge con maggiore chiarezza e completezza è soltanto il lato A della storia: le frequentazioni (con i trans) e i vizi privati (la cocaina) inconfessabili dell’ex governatore del Lazio, le gesta di una banda di carabinieri infedeli, il sottobosco di piccoli e grandi delinquenti che si muovevano sullo sfondo, lo sciame di giornalisti, direttori ed editori che si avventarono a capofitto su quel dvd per gestire il ricatto in subappalto.

Manca ancora, o meglio compare soltanto in nuce, il lato B della vicenda: l’inquinato versante politico-istituzionale che da 15 anni fa di Berlusconi il padrone d’Italia e del centrosinistra un’opposizione ricattabile e ricattata, dunque dimezzata o inesistente. Non sappiamo se i carabinieri infedeli agirono su commissione di qualche utilizzatore finale, o se assunsero autonomamente l’iniziativa. Quel che sappiamo è che andarono a colpo sicuro, nella certezza di trovare acquirenti interessati a rilevare il ricatto in outsourcing. E’ vero che nessun giornale avrebbe potuto pubblicare quel materiale, ma è anche vero che il suo valore commerciale dipendeva proprio dalla sua non pubblicabilità. Sappi che abbiamo il video, che ti facciamo il favore di non pubblicarlo, dunque stai attento a quel che fai. Chi aveva in mano il dvd aveva in pugno Marrazzo. Un copione già visto e collaudato in casi recentissimi. Prima si informa Vittorio Feltri, ancora direttore di Libero, house organ berlusconiano ma edito da Angelucci, che ha già dato ottima prova sputtanando Veronica Lario con le foto a seno nudo e col falso scoop della liaison con il bodyguard.

Ma intanto si tenta di vendere il video al settimanale Oggi, gruppo Rcs, di cui è socia anche la Mondadori di Marina Berlusconi, ma che la varietà degli azionisti rende il destinatario ideale per non destare troppi sospetti. Oggi però rifiuta l’acquisto. A quel punto entra in scena Alfonso Signorini, direttore di Chi e di Sorrisi e Canzoni Tv, ma soprattutto regista mediatico delle operazioni più delicate e riservate di casa Berlusconi. E’ lui a indirizzare l’agenzia Photomasi al duo Belpietro e Angelucci (Libero) e poi a Panorama, mentre Marina e papà Silvio vengono costantemente informati. Ciò che il premier non viene ad apprendere dalle forze dell’ordine e dai servizi segreti, gli arriva dagli infiniti tentacoli dell’industria del gossip, di cui Signorini è l’asso pigliatutto.

E così, mentre opinionisti e politici si trastullano sull’“uso politico della giustizia”, si consuma dietro le quinte un vero e proprio uso politico del gossip per mettere sotto tutela Marrazzo e, con lui, un centro di potere e di spesa pubblica come la Regione Lazio. Per questo il premier attende due settimane prima di telefonare a Marrazzo: lo fa soltanto il 19 ottobre, quando ha la certezza che sta per scattare il blitz. E lo fa per aiutarlo a far sparire il video. Non certo per denunciare i reati sottostanti, ma evidenti a chiunque l’abbia visionato (abuso d’ufficio, violenza privata, estorsione). Anche perché una denuncia porterebbe qualcuno a domandargli come l’abbia avuto e a domandarsi se ricevere un corpo di reato per trarne utilità non configuri una ricettazione, oltrechè un’omessa denuncia da parte del pubblico ufficiale. Di tutto questo versante non c’è traccia – per ora, si spera solo per ora – nelle iniziative della Procura di Roma. Ma qualcuno dovrà occuparsene, prima o poi. Altrimenti la macchina del fango che tiene sotto ricatto la politica italiana da 15 anni continuerà a mietere le sue vittime. Compreso quel poco che resta della nostra democrazia.

da Il Fatto Quotidiano n°41 dell’8 novembre 2009


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