L’indagine della Procura di Trento sulla morte di Sofia Zago, la bambina di 4 anni uccisa dalla malaria, si allarga anche al Veneto. Il procuratore capo Marco Gallina, sentito dai quotidiani locali, ha spiegato che non è da escludere la possibilità che la piccola sia stata contagiata mentre era in vacanza a Bibione o durante il primo ricovero in ospedale a Portogruaro, dove è stata il 13 agosto, ma da una prima verifica non risulta la presenza di malarici in quel periodo. Una ipotesi confermata anche da Raniero Guerra, direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute: “Abbiamo valutato i tempi di incubazione della malaria, circa 14 giorni, che sono perciò compatibili con le date in cui era al mare“, ha detto a Repubblica. Ulteriori indicazioni importanti per capire come Sofia Zago abbia contrattato la malaria arriveranno dopo l’autopsia, che intanto ha confermato la morte per encefalopatite malarica. Il confronto con i campioni di sangue prelevati alle due bambine del Burkina Faso ricoverate con lei a Trento potrà chiarire se avevano lo stesso ceppo della malattia. Intanto però Rodolfo Ferro, il nonno della piccola, denuncia: “Si sta facendo una speculazione politica vergognosa. Le bambine africane sono innocenti e non sono mai state un pericolo per nessuno”.

La Procura di Trento tende invece a escludere che la malattia sia stata veicolata da una zanzara africana arrivata in una valigia. Un’ipotesi sostenuta da molti virologi, tra cui la professoressa Antonia Castagna, insegnante al San Raffaele di Milano. Le consulenze degli esperti hanno evidenziato come l’insetto non possa sopravvivere a temperature inferiori ai 20 gradi, condizione incompatibile con un viaggio dal Burkina Faso al Trentino. Per l’infettivologa invece “una zanzara non è una farfalla. Vive anche qualche settimana e può resistere anche a un viaggio in aereo e arrivare viva. E poi questa zanzara non ha trovato un ambiente ostile, ha trovato il caldo”, ha spiegato all’Alto Adige. Si attende quindi l’esame autoptico e le analisi dei campioni di sangue delle due bambine africane per capire intanto se non solo il parassita, il plasmodium falciparum, ma anche il ceppo della malaria sia lo stesso di Sofia Zago. “L’esame darà indicazioni estremamente importanti”, ha confermato il procuratore Gallina.

L’altra ipotesi sempre in campo è quella di un contagio avvenuto per via di una siringa usata in ospedale. Paolo Bordon, direttore generale dell’Apss del Trentino, smentisce questa possibilità: “Non usiamo aghi per più persone in questa struttura. Questo nell’ospedale di Trento non accade”, ha sottolineato in conferenza stampa, dopo la visita oggi degli ispettori inviati dal ministero della Salute. L’ispezione è durata 2 ore circa, hanno fatto sapere i sanitari, e gli esperti hanno visitato il reparto di pediatria e il laboratorio di microbiologia. “In microbiologia ci sono ancora i campioni di sangue della bambina e degli altri pazienti, sotto sequestro giudiziario”, ha spiegato Bordon. Nei prossimi giorni i campioni saranno esaminati dall’Istituto superiore di sanità, ma l’ospedale trentino è convinto che la “gestione del caso è avvenuta secondo i protocolli e non risulta siano stati commessi errori“.

Gli ispettori del ministero della Salute , insieme con la Procura di Trento, hanno guardato anche a quanto successo prima dell’arrivo di Sofia Zago all’ospedale Santa Chiara, quindi in Veneto. E’ stata fatta una prima verifica per capire se nel lasso di tempo in cui la bambina è stata ricoverata a Portogruaro ci fossero altri malati di malaria. “Non risultano casi recenti. Ce l’hanno anticipato informalmente dall’ospedale e chiederemo informazioni specifiche”, ha riferito il procuratore Gallina.

“Al momento della dimissione della bimba, non era presente alcun sintomo riconducibile a malaria o ad altre malattie infettive”, ha replicato il direttore generale dell’Aulss 4, Carlo Bramezza, che ha accolto i carabinieri del Nas che hanno acquisito all’ospedale di Portogruaro la documentazione sanitaria della piccola Sofia, ricoverata nel nosocomio veneto dal 13 al 16 agosto. Con i Nas sono arrivati anche i componenti della Commissione del Ministero della salute e il personale dell’Iss. Il direttore dell’Aulss 4 esclude anche la possibilità di un contagio nel campeggio di Bibione: “In queste zone non c’è pericolo di contrarre la malaria. Sul fronte ambientale, i campionamenti del dipartimento di prevenzione hanno accertato che sul litorale non c’è presenza della specie di zanzara che può trasmettere la malaria”.

A seguire le indagini c’è anche la famiglia di Sofia Zago. Fuori dalla loro casa in via Dos Trento a Piedicastello parla solo il nonno della piccola:  “Noi non accusiamo nessuno. Tocca ai medici dirci come e perché Sofia è stata uccisa dalla malaria. Forse però negli ospedali qualcosa va aggiornato”, ha detto a Repubblica. Rodolfo Ferro se la prende soprattutto con chi i incolpa i migranti: “La questione è diventata politica, è vergognoso“. “Penso con affetto alle bambine africane che hanno incontrato mia nipote. Sarebbe imperdonabile se ora venissero isolate dai loro amici, oppure a scuola”, ha aggiunto.  “Da nonno ora penso a quelle due bambine, la piccola aveva la stessa età di Sofia. Spero che nessuno le faccia sentire in colpa – ha detto ai cronisti prima di rientrare in casa – sono innocenti e non sono mai state un pericolo per nessuno”.

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