Si dice sempre che l’importante sia il viaggio e non la meta, però a pensarci bene molto spesso ti interessa andare in un determinato luogo per ciò che offre, perché è l’unico in cui puoi provare determinate esperienze. Facciamo qualche esempio: pellegrinaggi, safari, turismo enogastronomico e fieristico, turismo legato a eventi particolari, concerti, corse di tori e via dicendo. C’è chi si reca in un luogo inseguendo le suggestioni di una canzone (colpevole: sono andata all’Isola di Wight).

Tra le più recenti forme di turismo specifico troviamo quello dedicato alle escape room. Si tratta di giochi di fuga dal vivo, derivati dai videogame “punta e clicca”. Qualche anno fa, in Asia, a qualcuno è venuta l’idea di ricrearli nella realtà. Da allora è stato un lungo e costante exploit che ha portato le escape room a essere una delle esperienze più ricercate tra le cose da fare in una città.

Come funzionano le escape room: un piccolo gruppo di persone viene chiuso all’interno di una stanza e deve cercare di trovare il modo per uscirne. Per trovare la via d’uscita deve affidarsi all’ingegno, all’astuzia, prestare attenzione ai dettagli e con spirito di osservazione e deduzione riuscirà a trovare la chiave d’uscita nel termine del tempo prestabilito.

All’inizio le escape room erano frequentate da una nicchia di appassionati di videogame, enigmistica e logica ma ora il pubblico si sta ampliando ed è fuori dubbio che le escape room siano il gioco più in voga del momento. Anche in Italia se ne trovano molte e, se vi piacciono le sfide e avete una mente sveglia, le escape room vi piaceranno moltissimo: una volta provata una, vi verrà voglia di giocare ancora. Un po’ come per i film o i libri, se piace uno non ci si vuole fermare ma ripetere l’esperienza.

Anche perché le escape room possono essere molto diverse tra di loro. Ovviamente hanno tutte in comune il fatto che si debba usare il cervello per giocare, ma si distinguono per struttura dei giochi e ambientazione. Ci sono quelle tecnologiche e quelle con molti lucchetti, quelle con una trama e quelle senza trama con tanti giochi sparsi. Per quanto riguarda le ambientazioni vi potrete trovare in un cimitero, in una casa, oppure in un’astronave o in un sottomarino.

Le escape room, come qualsiasi fenomeno di moda, stanno spopolando anche come investimento. Molti sono coloro che, pur non avendo le capacità e le conoscenze per aprirne una in autonomia decidono di affidarsi a un franchising. Per il giocatore cosa cambia?

Il divertimento è assicurato ovunque, ma il trasporto, la competenza, l’empatia di chi prima di diventare proprietario è stato un escape room gamer compulsivo si nota eccome. Inoltre quando si gioca in una escape room in franchising bisogna prestar attenzione a non aver già giocato in un’altra città nella stessa stanza. Rischio che non si corre con le escape room indipendenti. Gli appassionati arrivano a fare centinaia di chilometri per giocare a una stanza particolarmente “in voga” e potersi in qualche caso vantare di averla risolta.

La capitale europea delle escape room è Budapest. Da diversi anni questo gioco è un must per magiari e soprattutto turisti. Nella capitale ungherese ne troverete tantissime a prezzi abbordabili, tutte disponibili anche in inglese. Le migliori escape room sono quelle che permettono di calarsi in aspetti particolari di una città. A questo proposito come non citare LeccEscape a Lecce che propone ai giocatori di compiere l’esorcismo della tarantata in un’ambientazione curata sin nei minimi dettagli . Nel gioco sono stati ricreati tutti gli elementi che la tradizione e il folclore ritenevano necessari per liberare la tarantata dal veleno del ragno. Ecco dunque che i giocatori dovranno compiere il rito per guarire dal morso della taranta prima di essere a loro volta infettati.

Nella deliziosa cittadina di Salisbury nel Regno Unito, famosa per la sua cattedrale e che si trova a breve distanza da Stonehenge c’è una escape room molto coinvolgente che parla della Magna carta e di Stonehenge. Insomma, le escape room oltre che divertenti possono anche essere istruttive e immergere nel senso letterale il turista nella storia della città che si visita.

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