A dover affrontare una mozione di sfiducia sono stati, in epoche diverse, anche due protagonisti della stagione politica attuale. Giorgio Napolitano è ministro dell’Interno quando, il 28 aprile del 1998, Licio Gelli fugge all’estero il giorno stesso in cui la Cassazione lo condanna per depistaggio e strage. Molti imputano proprio al capo del Viminale la responsabilità della mancata sorveglianza sul Maestro Venerabile della P2: e così una parte delle opposizioni chiede le dimissioni di Napolitano e del ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick. La mozione però, votata alla Camera il 29 maggio, viene respinta. Più recente la bocciatura della mozione di sfiducia contro Maria Elena Boschi, che proprio insieme a Lotti è un esponente di punta del Giglio Magico, e che nell’autunno caldo delle del salva-banche viene accusata da M5s e Lega Nord di trovarsi in conflitto d’interessi nell’ambito della vicenda di Banca Etruria, di cui suo padre è stato vicepresidente. Si vota alla Camera il 18 dicembre 2015, con una maggioranza schiacciante a difendere la ministra delle Riforme: 373 contrari, 129 favorevoli. “Un clamoroso boomerang per i 5 Stelle”, esultava l’allora premier Matteo Renzi da Bruxelles.

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