Finalmente una rogna in meno per gli automobilisti: il vice ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Riccardo Nencini, ha annunciato la nascita del documento unico di circolazione e proprietà (quest’ultimo è un’invenzione tutta italiana), nato per far risparmiare qualche soldo ai tartassati automobilisti. Resta tuttavia ancora da stabilire la tempistica con cui verrà inserito nella riforma della Pubblica Amministrazione.

In sostanza il “vecchio” certificato di proprietà  scomparirà sia nella sua forma cartacea che in quella digitale: da gennaio 2018 verrà incluso nella carta di circolazione che, di fatto, è l’unico documento con valenza internazionale, regolato da direttiva europea. E’ quanto ha chiarito il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani dai microfoni di Rai 1 Mattina, aggiungendo tuttavia che “resteranno due database” distinti ma interconnessi.

Tutto ciò porterà sia all’eliminazione di due bolli del costo totale di 32 euro, sia alla riduzione della tariffa PRA (Pubblico Registro Automobilistico) per l’iscrizione o la trascrizione di ogni veicolo all’Aci che da 27 euro attuali, tornerebbe a 20 (prima della riforma Monti del 2013). Calcolatrice alla mano, si risparmierebbero 39 euro per ogni automobilista, mentre ogni immatricolazione o passaggio di proprietà avrebbe un costo di 61 euro, contro i 100 attuali.

Per il momento nulla di fatto sull’archivio unico, quello di cui parlava l’Autorità Antitrust il 7 febbraio scorso nella richiesta di istituzione di un’agenzia in cui dovrebbero confluire le funzioni del Ministero dei Trasporti e di Aci: l’Archivio nazionale veicoli (Anv) del ministero del Mit e il Pra dell’Aci resteranno quindi separati. L’approvazione della riforma è prevista per venerdì 24 febbraio, ma dato il suo rinvio ventennale, non è ancora il caso di cantare vittoria.

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