Due intimidazioni in pochissime ore. Diventa inquietante l’escalation di minacce contro Andrea Bacci, l’imprenditore fiorentino amico di Matteo Renzi e in passato socio di suo padre Tiziano. Nella notte, infatti qualcuno ha esploso tre colpi di pistola contro la vetrata della sua ditta, l’Ab Florence di Scandicci, alle porte di Firenze, che produce prodotti di pelletteria. Sul posto sono subito intervenuti i carabinieri: secondo i rilievi della scientifica il nuovo atto intimidatorio è stato compiuto tra l’1 e 30 e le 4 di notte.

In pratica alcune ore dopo che altri due colpi di arma da fuoco erano stati esplosi contro l’auto in uso allo stesso imprenditore. Nella mattinata di lunedì 23 gennaio, infatti, qualcuno ha sparato per due volte contro i vetri dell’automobile, una Mercedes, mandandoli in frantumi. Nessuno e rimasto ferito visto che a bordo dell’automobile, parcheggiata davanti alla sede dell’azienda di Bacci, non c’era nessuno: uno dei proiettili è però rimbalzato, scheggiando il vetro di una finestra della ditta. Le persone presenti dicono di non essersi subito rese conto degli spari e hanno dato l’allarme soltanto poco dopo: è per questo motivo che la notizia è stata diffusa soltanto in serata. In via delle Nazioni Unite sono quindi arrivati gli investigatori che hanno acquisito i filmati delle videocamere di sorveglianza.

“Io non c’ero, stavo sul volo per Parigi ma in ditta c’erano 130 dipendenti e i miei familiari”, ha raccontato al Fatto Quotidiano Bacci, escludendo di aver mai ricevuto alcuna “avvisaglia di pericolo, né minaccia, né altro che potesse farmi immaginare un gesto simile”. Poche ore dopo ecco la nuova intimidazione. Sulle due vicende la procura di Firenze guidata da Giuseppe Creazzo, ha aperto un fascicolo. Al momento i reati ipotizzati sono minacce e porto abusivo di pistola in luogo pubblico, anche se gli investigatori spiegano che “tutte le piste sono ancora aperte”.

L’imprenditore, che è anche presidente della Lucchese Calcio, in mattinato è andato in Procura, accompagnato dai suoi avvocati, ed è stato sentito dai pubblici ministeri Luca Turco e Christine von Borries che già indagano sul ricorso abusivo al credito e ai reati fallimentari nell’inchiesta che vede coinvolto l’imprenditore. Bacci è stato sentito sia relativamente ai procedimenti aperti sul suo conto che sul doppio episodi degli spari di pistola contro la sua ditta. Bacci, infatti, è finito recentemente indagato per bancarotta fraudolenta riguardo alla Coam Costruzioni di Rignano, di cui è socio di maggioranza. Risalgono invece allo scorso 10 gennaio le perquisizioni della Guardia di Finanza nei confronti dello stesso Bacci, ordinate dalla Procura di Firenze nell’ambito di un’inchiesta in materia economica, creditizia e fiscale.

L’imprenditore toscano è noto soprattutto per la sua vicinanza alla famiglia di Renzi: la sua impresa edile ha realizzato nel 2004 i lavori di ristrutturazione nella villa dell’ex presidente del consiglio a Pontassieve. In passato era stato scelto più volte dall’ex premier per guidare le partecipate della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1993, invece, era stato addirittura socio di Tiziano Renzi, padre del futuro segretario del Pd, nella Raska. Un rapporto poi continuato negli anni dato che ancora nel 2011, Bacci era uno dei tre amici che aveva prestato dei soldi a Renzi senior, versandoli su un libretto di pegno da 75mila euro con cui il padre dell’allora sindaco di Firenze era riuscito a rimpiazzare l’ipoteca sulla casa di famiglia.

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