di Federica Pistono *

Il tema del viaggio per mare non rappresenta una novità nella narrativa araba, anzi la traversata del Mediterraneo costituisce argomento ricorrente nella letteratura araba di ogni tempo. Basti ricordare la riḥlah o resoconto di viaggio dei grandi viaggiatori musulmani, da Ibn Ğubayr a Ibn Battūtah al famoso storiografo Ibn Ḫaldūn, che fornisce interessanti descrizioni dei suoi viaggi per mare da Tunisi all’Andalusia. Nei secoli successivi, i maggiori pionieri della Nahḍah, dall’egiziano al-Ṭahṭāwī al libanese al-Šidyāq ci hanno lasciato esempi di riḥlah. Eppure, nonostante l’emigrazione e i viaggi per mare rappresentino argomenti letterari noti, negli ultimi decenni sembrano aver assunto una veste nuova, sia perché nuove sono le condizioni storico-sociali e culturali dei popoli arabi, sia perché nuove sono le rotte seguite dai flussi migratori e le mete della migrazione.

Solo pochi decenni fa, il Mediterraneo è stato solcato e descritto da un autore tunisino che, negli anni Trenta del ‘900, viaggiava liberamente per il solo piacere di conoscerne i panorami e le città: ʿAlī al-Dūʿāğī (1909-1949). Scrittore tra i più anticonformisti del Novecento, ci ha lasciato traccia del suo viaggio per mare nell’opera In giro per i caffè del Mediterraneo (Abramo Ed., Catanzaro, 1996, trad. I. Camera D’Afflitto). Si tratta di una raccolta di racconti, di appunti di viaggio che offrono un ricco ventaglio di volti, luoghi e situazioni, alcune realmente vissute, altre immaginate dall’autore.

L’opera ci presenta le caricature dei diversi personaggi incontrati in Francia, Grecia, Italia, Turchia e disegnate dallo scrittore stesso. Il tono usato è scherzoso, una caratteristica che rende questo testo doppiamente raro: sono infatti pochi gli autori arabi moderni che si sono potuti permettere di descrivere la propria quotidianità in modo spensierato. Un aspetto che ci consente di capovolgere il nostro punto di vista e di scoprire come, in un passato non troppo lontano, era possibile a un ricco tunisino arrivare in Europa non per emigrare ma per viaggiare ed elargire mance alla popolazione.

La leggerezza e la spensieratezza di al-Dūʿāğī ci riportano in una dimensione romantica dei viaggi nel Mediterraneo e ci offrono l’opportunità di riflettere su come l’uomo di oggi debba concepire una nuova dimensione di sé e del suo divenire, considerando, e non dimenticando, quello che è stato. Per esempio, nel racconto Napoli, l’autore si richiama al passato migratorio italiano.

Negli ultimi decenni del Novecento, la prospettiva del viaggio nel Mediterraneo muta radicalmente: gradualmente, si è andato delineando, in particolare nel Maghreb, un moderno filone letterario composto da scrittori che hanno narrato l’attuale tragedia migratoria. È questo il caso del giornalista e scrittore marocchino Rachid Nini, che ha scritto un’autobiografia (Diario di un clandestino, Mesogea, Palermo, 2011, trad. C. Albanese), che raccoglie la sua esperienza di immigrato in Spagna. Il libro nasce dalla reale esperienza di “irregolare” dell’autore, che ha sperimentato per tre anni la clandestinità, il lavoro nero, la paura e la miseria, ma anche la nostalgia e il desiderio del ritorno.

La riflessione di Nini illustra le esperienze di milioni di migranti, dando voce alle illusioni, alle aspettative e alle amarezze che tale condizione implica e impone a chi la vive. Nel linguaggio semplice e diretto della cronaca quotidiana, Diario di un clandestino racconta il sud e il nord del Mediterraneo, descrive lo stereotipo del mitico eldorado europeo, ma illustra anche il miscuglio di orientalismo e pregiudizi razzisti ancora vivo in Europa.

Il tema delle sofferenze dei migranti, strettamente intrecciato a quello della condizione femminile in Libia, è trattato dalla scrittrice e giornalista libica Razan Moghrabi nel suo romanzo Le donne del vento arabo (Newton Compton, 2011, trad. G. Renna). Sullo sfondo della Libia infiammata dalla rivoluzione, l’opera narra la storia di un duplice viaggio. Il primo è quello di Bahija, giunta a Tripoli dal Marocco nella speranza di raggiungere l’Italia, alla ricerca di un futuro migliore. L’altro viaggio si snoda all’interno delle vite di quattro donne libiche, unite da amicizie di comodo e da uno strano rapporto con la Scrittrice, voce narrante del romanzo, un personaggio che si insinua nella vita di ognuna, cogliendone il desiderio di raccontarsi. Tra le mura del palazzo in cui vivono si fondono quindi i racconti di quattro donne costrette ad adeguarsi a una doppia morale e sottostare a leggi non scritte imposte dagli uomini.

Un doppio viaggio documentato dalla coraggiosa Bahija che, su un barcone della speranza, affida a un registratore le sue memorie libiche e i suoi sogni di rinascita e di libertà, che aspetta di realizzare non appena approdata sulla costa italiana.

* traduttrice di romanzi di letteratura araba

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