Tempo di Natale ed ecco come ogni anno la diatriba sulle canzoncine, le recite, le benedizioni e i presepi a scuola. Da una parte gli insegnanti che ogni anno impegnano le loro migliori forze per mettere in scena saggi con nenie che richiamano ai valori dell’amore, della pace, ammaliando mamme, papà e nonni con “Tu scendi dalle stelle” o testi in cui Babbo Natale arriva dall’Africa anziché dalla Lapponia. Dall’altra parte laici, atei, agnostici, sostenitori di una scuola aconfessionale persuasi che il Natale debba essere festeggiato a casa propria, in Chiesa ma non nelle aule. Sulle barricate anche la Lega Nord che con l’Avvento non manca di farsi paladina delle tradizioni e spietata avversaria di ogni messaggio di fratellanza con i migranti. Le prime scintille si sono già registrate anche quest’anno.

Nelle scorse settimane alla scuola primaria “De Amicis” dell’Aquila è nata una polemica attorno alla tradizionale “cantata” a causa della lettera di alcuni genitori che si sono definiti atei: a sollevare la questione è stato il segretario cittadino di “Noi con Salvini” che ha chiesto provvedimenti nei confronti di “chi decide di vietarci di professore e portare avanti le tradizioni di una comunità intera”. Sempre dalla Lega Nord sono arrivate le lamentele contro la scelta delle insegnanti della scuola di Sorbolo colpevoli di aver adottato una canzone presa da un testo delle “Edizioni Paoline” in cui Babbo Natale “porta un sacco pieno di permessi di soggiorno”. Secondo il sindaco del paese si è trattato di un messaggio di integrazione ma Matteo Salvini ha definito “assurdo e di una gravità assoluta” il fatto che “una scuola pubblica imponga di recitare canzoni di chiaro stampo politico di sinistra che hanno come slogan “accogliamoli tutti”.

E se a Sorbolo a finire nel mirino è stato Santa Claus, a Barzanò in provincia di Lecco ad essere lasciato fuori dalla scuola è stato il parroco don Renato Cameroni che potrà benedire le aule solo fuori dall’orario scolastico. Una decisione della dirigente dell’istituto che ha diviso i genitori. Ma non basta. L’ultimo scontro in ordine di tempo si è registrato a Taranto dove 23 genitori avrebbero scritto una lettera all’Arcivescovo monsignor Filippo Santoro e all’ufficio scolastico regionale per lamentarsi del fatto che altri genitori sulla scorta della loro laicità avrebbero chiesto al dirigente di bandire, in occasione della recita, i canti dov’è chiaro il riferimento a Gesù Bambino. Una vicenda chiusa secondo il capo d’istituto ma che ha aperto un dibattito dal momento che secondo i mittenti della lettera, la recita di canzoni come “Tu scendi dalle stelle” non possono essere considerate attività di proselitismo ma espressione del patrimonio culturale del Paese.

Non la pensa così Adele Orioli, portavoce e legale dell’Unione atei agnostici e razionalisti che ogni anno mappa quanto avviene in questo periodo nelle scuole italiane: “Parlando di Natale si parla di una religione ben precisa e lo si fa nella scuola che dovrebbe essere aperta a tutti. Di là delle tradizioni ognuno è libero di festeggiare come vuole ma a casa propria. Ricordare le cerimonie di una sola religione è esclusione. Perché non si fanno le recite a primavera? Non è necessario farle a dicembre, ci sono possibilità infinite per esprimere la creatività dei bambini”. La posizione dello Uaar è nota da sempre soprattutto sul tema benedizioni: “Non è un parere nostro. Secondo il Tar dell’Emilia Romagna non andrebbero fatte nemmeno fuori dall’orario scolastico”. Più pacata la posizione di Angela Nava, presidente nazionale del Coordinamento genitori democratici: “I muri della scuola all’inizio sono totalmente bianchi, si riempiono pian piano di simboli. L’arricchimento di questi spazi è crescita. Oggi si ragiona per sottrazioni: “Tu scendi dalle stelle” per qualcuno è la negazione della fine del Ramadan. Non c’è mai la possibilità di pensare ad una somma. La scuola non può andare avanti a colpi di esclusioni. Spiace registrare l’ignavia dei dirigenti che non aprono un dialogo con i genitori. Credo sia possibile fare dei percorsi interculturali dove ci può stare l’uno e l’altro. Lancio un appello: basta con l’aggressione da social network, non perdiamo i nostri bambini in nome di questa battaglia”.

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