A 21 anni Fabio Basile entra nella storia dello sport azzurro: è lui la medaglia numero 200 dell’Italia ai Giochi olimpici. Un successo atteso da quattro anni e al contempo inaspettato, perché davvero non si pensava potesse arrivare dal judo e da un ragazzino appena affacciatosi ai grandi palcoscenici. E poi c’è anche il numero 201, firmato da Daniele Garozzo, nella solita scherma ma proprio nella stagione più difficile per il fioretto. È il coronamento di una grande giornata per la nazionale ai Giochi di Rio de Janeiro 2016: dopo la falsa partenza nel giorno di esordio, le tante delusioni e il dramma sportivo di Vincenzo Nibali solo mitigati dall’argento di Rossella Fiamingo, arrivano addirittura cinque medaglie tutte insieme. Prima il terzo posto di Elisa Longo Borghini nella prova in linea di ciclismo su strada, poi lo storico argento di Tania Cagnotto e Francesca Dellapé nei tuffi. Quindi la doppietta nel judo, aperta dall’argento di Odette Giuffrida prima dello storico exploit di Basile. E infine l’alloro di Garozzo nel fioretto individuale maschile.

La doppietta sul tatami è probabilmente ciò che sposta gli equilibri e trasforma una giornata positiva in un trionfo. La Longo Borghini era da podio nel ciclismo, Cagnotto-Dellapè sembravano mature per cancellare la grande delusione di Londra 2012. La scherma non tradisce quasi mai. Ma nel judo cogliere addirittura due medaglie a distanza di pochi minuti una dall’altra è stato davvero una sorpresa. Odette Giuffrida si è arresa in finale alla kosovara Majlinda Kelmendi, grande favorita nella categoria 52 kg, penalizzata da uno yuko subito in avvio che non è riuscita poi a recuperare. Fabio Basile è riuscito a fare addirittura meglio, con un torneo straripante: nell’ordine ha eliminato l’azero Nijat Shikhalizada, il mongolo Tumurkhuleg Davaadorj, lo sloveno Adrian Gombloc. E poi nell’ultimo atto il coreano An Baul, suo coetaneo ma molto più esperto, già campione del mondo in carica, battuto in appena un minuto e 24 secondi con un ippon da applausi.

È la vittoria di una nazionale giovane, costruita per Tokyo 2020 e invece già pronta a Rio 2016 con quattro anni d’anticipo sulla tabella di marcia. Sia Odette Giuffrida che Fabio Basile sono due classe ’94, devono ancora compiere 22 anni. Sono arrivati in Brasile in sordina, con l’obiettivo di fare esperienza, divertirsi, magari stupire. Hanno vinto subito, al primo colpo. Grazie a Basile il judo azzurro va a podio per l’undicesima edizione consecutiva dei Giochi (almeno un podio da Montreal 1976) e si guadagna con merito l’onore del 200° oro della storia italiana. Lo strappa allascherma, la nostra disciplina olimpica per eccellenza, che ci sarebbe arrivato pochi minuti dopo con Daniele Garozzo. Anche lui poco più che ventenne, straordinario in tutto il torneo e poi bravissimo nella finale contro lo statunitense Alexander Massialas, grande favorito del tabellone, che nei quarti aveva ipnotizzato Giorgio Avola arrivato ad una stoccata dalla vittoria e poi crollato al supplementare. Un copione che si ripete anche contro l’altro azzurro. Ma stavolta Garozzo non casca nel tranello dell’americano e chiude a braccia alzate una giornata memorabile per lo sport italiano.

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