Il processo che punta alla creazione di una “repubblica catalana” indipendente per la fine del 2017 subisce un’altra battuta di arresto. La Corte Costituzionale spagnola ha deciso di sospendere la mozione adottata dal parlamento di Barcellona che mercoledì scorso ha dato il via a un processo di “disconnessione” dalla Spagna e ha avvertito i presidenti della Generalità e del Parlament Carles Puigdemont e Carme Forcadell. Nel suo pronunciamento, approvato all’unanimità in seduta urgente su richiesta del governo di Madrid, la corte ha minacciato di possibili sanzioni Puigdemont e Forcadell se disobbediranno.

La sospensione della mozione, che decideva fra l’altro il varo di leggi per la creazione di un Fisco e di una Sicurezza sociale catalani e per la definizione di misure ‘transitorie’ in vista dell’indipendenza, è stata imposta per cinque mesi. Il documento dell’assemblea di Barcellona prevede anche un referendum unilaterale sulla secessione.

Nel frattempo la Consulta ha dato 20 giorni alle autorità catalane e al governo di Madrid per presentare i loro esposti. Una sentenza definitiva, che probabilmente dichiarerà anti- costituzionale la mozione catalana, dovrebbe essere adottata in settembre. La Corte costituzionale inoltre non ha escluso l’avvio di una procedura penale contro la presidente del Parlament per avere autorizzato la messa ai voti della mozione presentata dai partiti indipendentisti, che hanno la maggioranza assoluta nell’assemblea catalana e puntano alla secessione per la fine del 2017.

La presa di posizione del parlamento di Barcellona era stata approvata da 72 deputati regionali su 135. Avevano votato contro 10 parlamentari del gruppo Csp vicino a Podemos, popolari e Ciudadanos hanno lasciato l’aula e i socialisti non hanno votato.
Secondo un recente sondaggio il 48% della popolazione catalana oggi è favorevole all’indipendenza contro il 43% di contrari.

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