Mentre circola con insistenza la notizia di un nuovo taglio alle pensioni, quasi un greco su sei si trova sotto la soglia di povertà, con un reddito di 180 euro al mese: la maggior parte sono lavoratori autonomi e liberi professionisti. Il quadro emerge dall’indagine realizzata dall’istituto diaNEOsis che fotografa la Grecia incrociando i dati rilevati all’inizio della crisi nel 2012 e quelli di inizio 2016 su occupazione e reddito dichiarato, assieme ai trend sui consumi e sulla qualità della vita delle singole fasce sociali.

I cittadini greci che si trovano al di sotto della soglia di povertà estrema sono pari a 1.647.703 ovvero il 15% della popolazione totale. Negli ultimi cinque anni i greci hanno perso 1/3 del loro potere d’acquisto e 1/4 del loro reddito. Il 95% dei greci nel 2014 ha dichiarato che “affronta enormi difficoltà”, mentre il tasso di povertà estrema in Grecia per il 2015 è al 15%: nel 2011 era all’8,9% e nel 2009 non superava il 2,2%.

Appena dieci giorni fa il parlamento greco ha approvato il nuovo pacchetto di riforme-misure, comprese le clausole di salvaguardia, mentre fuori dalla Camera i sindacati, che stanno continuando scioperi ad oltranza nel settore pubblico dei trasporti, manifestavano contro il primo governo di sinistra della storia greca. L’unico deputato di Syriza che ha votato contro è stato fatto dimettere ed è stato sostituito.

Dallo scorso primo giugno l’Iva è aumentato dal 23 al 24%, la tassa sui carburanti e anche sulle macchine a gpl, sull’olio combustibile per il riscaldamento, sulla telefonia fissa e Internet. In più 11 isole hanno perso l’esenzione sull’iva che avevano e gli agricoltori da quest’anno perdono lo status esentasse per redditi superiori a 8.836 euro, oltre al fatto che diventeranno più cari fertilizzanti, mangimi, semi per le colture. Su tutti gli interventi previsti, spicca la nuova Imu, chiamata Enfia, che scatta in automatico per chi ha beni immobili superiori a 200mila euro. Ma il dato maggiormente preoccupante per famiglie e classe media è relativo agli alimenti come pasta, farina, riso e pane che, complice l’iva, costano di più. Da qui la reazione del celebre compositore Mikis Theodorakis, già molto critico in passato con Tsipras per i suoi repentini cambi di rotta. Intervenuto ad una premiazione nell’isola di Creta ha commentato: “Se avessi più salute andrei in piazza con un fucile in mano”.

Nonostante l’entusiasmo del premier Alexis Tsipras per l’ennesimo accordo raggiunto sul filo di lana con la troika per il maxi prestito da 11 miliardi, gli indicatori economici nel paese non sono positivi. A marzo secondo l’Elstat (l’Istat ellenico), su una popolazione complessiva di poco più di 10 milioni, i disoccupati sono 1.153.232 mentre la popolazione economicamente attiva è pari a 3.281.503 persone. Anche se la tendenza in marzo è leggermente in calo rispetto ai valori del 2015 si tratta di numeri allarmanti. Inoltre il tasso di disoccupazione destagionalizzato è stato del 24,1% contro il 25,7% di marzo 2015 e contro il 24,2% del febbraio 2016. E nell’isola di Lesbo, su cui grava il maggior peso per gli hotspot, le cancellazioni turistiche sono al 50%, con il Presidente degli Albergatori Periclis Antoniou che accusa: “L’isola è crollata”.

E’ la ragione per cui continua a montare la protesta popolare che va oltre gli schieramenti tradizionali. Il prossimo 15 giugno infatti ad Atene in piazza Syntagma si svolgerà la prima manifestazione antigovernativa e anti partitica greca nata sui social: già 5000 adesioni in dieci giorni. Si raduneranno cittadini “senza colori, senza partiti, solo cittadini” per chiedere le dimissioni del governo, mobilitati essenzialmente attraverso facebook e twitter.

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