Colpo grosso per la famiglia Berlusconi e per l’amico francese Vincent Bolloré. In un colpo solo Mediaset si libera della grana Premium, trova un nuovo socio e mette piede in Telecom Italia. Il raider bretone dal canto suo porta casa un tassello cruciale per la costruzione di un impero media che avrà potenziali clienti sparsi tra Francia, Italia, Spagna, Sud America e Africa del nord. L’intesa è stata raggiunta dopo più di un anno di trattative a valle di una settimana di indiscrezioni indisturbate dalla Consob, che hanno contribuito ad alzare, insieme al titolo, il valore della posta messa sul piatto da Mediaset. L’intesa prevede, infatti, che il 3,5% di Cologno sia scambiato con la medesima quota di Vivendi e che la differenza di prezzo sia compensata dall’intera partecipazione in Mediaset Premium. “E’ un accordo di cui siamo molto soddisfatti, che guarda a sviluppi di natura industriale – ha spiegato l’ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi – E’ una scelta strategica che abbiamo assolutamente cercato, la migliore possibile”. La grande alleanza, finalizzata a contrastare l’avanzata statunitense di Netflix e il potente network del miliardario Rupert Murdoch, era attesa da giorni. Tuttavia ciò non ha impedito le speculazioni sul titolo Mediaset (che solo venerdì ha guadagnato il 5,36%) nel silenzio della Consob di Giuseppe Vegas.

Strategicamente l’operazione ha una sua logica ferrea come rilevava nell’agosto dello scorso anno un report di Natixis. Il patto europeo Mediaset-Vivendi si articola in “tre innovativi progetti industriali destinati a giocare un ruolo rilevante nel settore media” come spiega una nota di Mediaset. Innanzitutto, prevede la nascita di “una nuova major europea per la creazione di contenuti”. In secondo luogo, sancisce lo sviluppo della “la prima piattaforma pan-europea di streaming di contenuti on demand” ed infine segna l’ “ingresso di Mediaset Premium in un grande network internazionale di pay tv”.

L’intesa fra le due compagnie media porta però anche in dote come effetto collaterale il maggiore isolamento della Rai. Non è un caso infatti che, dopo aver imposto il canone via bolletta elettrica, il governo Renzi si sia posto il problema del riposizionamento strategico del servizio pubblico attraverso la prima grande consultazione sulla Rai. E’ evidente sin d’ora, infatti, che l’emittenza pubblica dovrà fare i conti con un concorrente più forte: grazie all’operazione conclusa con Vivendi, Mediaset, che domina il mercato pubblicitario della tv in chiaro (57% del totale), diventa infatti più internazionale e quindi più interessante per gli inserzionisti. Non solo: con ogni probabilità il Biscione beneficerà anche del fatto che Vivendi è anche proprietaria di Havas, un potente centro media, cioè una società che smista grossi budget pubblicitari per conto di grandi gruppi nazionali e internazionali. Inoltre Cologno Monzese entrerà in contatto con una realtà tecnologicamente molto dinamica: la tv on demand è una realtà consolidata in Francia, mentre in Italia ha origini molto più recenti anche per via del mancato sviluppo della televisione via cavo a tutto vantaggio del digitale terrestre. Insomma, l’intesa con Vivendi offre una nuova vita a Mediaset. “Non è un primo passo per un disimpegno dall’editoria. La volontà è di investire e spingere, prova ne sono gli investimenti in radio, Libri e Banzai. E’ un primo passo verso un’apertura europea” come ha spiegato Piersilvio Berlusconi che non ha escluso in futuro la possibilità di entrare a far parte del cda di Vivendi, di cui ormai è il terzo azionista dietro Bolloré e il fondo Usa Blackrock.

Non resta che chiedersi quale sarà, a questo punto, la prossima mossa della famiglia Berlusconi nel riposizionamento del loro impero. In questo scenario, certamente gioca un ruolo molto speciale Telecom Italia di cui è appena diventato amministratore delegato Flavio Cattaneo, manager vicino a Silvio Berlusconi e apprezzato da Vivendi. Uno dei primi banchi di prova di Cattaneo in Telecom è la cessione delle torri di trasmissione di Telecom che fanno gola alla controllata Mediaset, Ei Towers, e anche al tandem F2i-Cellnex. La proposta di questi ultimi era gradita all’ex ad Marco Patuano. Ma ora le cose potrebbero cambiare aprendo le porte alla nascita di un leader italiano delle torri che, unico caso in Europa, sarebbe controllato da una società di contenuti. Per ora, naturalmente, si tratta solo di ipotesi. La certezza è una sola: grazie all’alleanza con Vivendi, la famiglia Berlusconi, che ha chiesto e ottenuto un tetto del 5% del capitale agli acquisti di Vivendi sul titolo Mediaset, è riuscita a mettere al sicuro il patrimonio della famiglia in chiave più internazionale e redditizia. Con l’aiuto di Vincent Bolloré e del finanziere franco-tunisino, Tarak Ben Ammar, nel silenzio di un governo che ha deciso di non entrare negli affari privati di aziende quotate. Neanche quando riguardano asset strategici come infrastrutture di telecomunicazione e informazione.

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