Palpabile imbarazzo per il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, durante l’odierno question time alla Camera, a proposito della ripartenza dei lavori per il ponte sullo Stretto di Messina. A rivolgergli chiarimenti è il deputato ex Sel, Claudio Fava, che menziona la mozione Ncd approvata alla Camera due settimane fa: “Le confesso che non avrei pensato mai di doverle proporre una domanda che ritenevo ormai seppellita dai fatti della cronaca politica e istituzionale. C’è una riesumazione di questo progetto e anche il corredo di parole un po’ approssimative, anche perché” – continua – “una voce autorevole, come quella del Ministro dell’interno Alfano, si è espressa, qualche settimana fa, in modo abbastanza preoccupante, chiedendo di riprendere in considerazione la progettazione. E c’è anche un ordine del giorno, approvato il 21 settembre con il sostegno del governo, chiede di riconsiderare il progetto”. Delrio sfodera una perifrasi arzigogolata: “Sulla mozione approvata di recente in quest’Aula, il governo ha espresso una valutazione positiva sulla valutazione dell’opportunità, quindi di riconsiderare l’opportunità, di riconsiderare il progetto”. Poi spiega che le priorità del governo sono altre, come quella del potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e del trasporto pubblico regionale, chiosando: “Dai documenti ufficiali non risulta il ponte sullo Stretto, nell’allegato infrastrutture, ma altre priorità infrastrutturali. Detto questo, la valutazione di valutare l’opportunità per riconsiderare non l’abbiamo negata”. Immediata la replica di Fava: “Signor Ministro, lei stesso si rende conto che questa espressione è abbastanza bizantina, ma il dato politico di valutare l’opportunità di riconsiderare un progetto vuole dire ‘parliamone’. Sono fermo a una decisione del governo Letta, che aveva, per decreto, deciso di sciogliere la società per azioni Stretto di Messina e, soprattutto, sono fermo all’assenza di risposte, che nel corso degli anni non sono mai arrivate, sui problemi di sostenibilità economica e tecnica del progetto”. E sottolinea: “Sui trasporti, in Sicilia siamo fermi non a tempi di percorrenza ferroviaria del governo Letta, ma del governo Crispi: otto ore di percorrenza ferroviaria per raggiungere Ragusa da Palermo, una velocità media di 32 chilometri all’ora tra Trapani e Palermo, la Catania-Palermo interrotta. Di fronte a tutto questo, ci saremmo aspettati, ci aspetteremmo, ci aspettiamo da questo governo una parola definitiva che valuti la inopportunità, per oggi e per domani, di riprendere in considerazione questo progetto

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