Hanno lasciato la figlia di un anno e mezzo in auto per tre ore. La bambina, chiusa in un un parcheggio sotto il sole a Vicenza, è morta. La piccola si chiamava Gioia, era una dei sei figli di una famiglia ivoriana con la cittadinanza italiana da 24 anni. Potrebbe aver perso la vita per un colpo di calore o per asfissia. Sarà l’autopsia, come indica il Giornale di Vicenza, a stabilirlo. Intanto è stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo. I genitori ritenevano che ad accudirla sarebbero stati i fratelli più grandi.

Da una prima ricostruzione della polizia, padre e madre, insieme alla bimba e ad altri due figli, erano usciti in auto per andare a messa. Tornati a casa, hanno parcheggiato la vettura nel parcheggio vicino all’abitazione. Forse distratti per essersi messi a conversare con un vicino, i due non si sono resi conto che, mentre gli altri due figli erano scesi dall’auto, la terza era rimasta sul seggiolino. Solo alcune ore dopo, la coppia si è accorta che la piccola non era in casa. Inutile la corsa alla vettura parcheggiata e l’allarme lanciato al 118. Per lei non c’è stato niente fare.

I precedenti
Nel caso di Vicenza quindi, i genitori erano convinti che la piccola Gioia fosse scesa dalla vettura insieme ai fratelli. Ci sono stati casi invece, in cui il padre o la madre si sono dimenticati il bambino in auto. Non ricordavano cioè, di averlo con loro. E’ successo nel giugno del 2013, quando suscitò emozione la storia del piccolo Luca, 2 anni, lasciato in auto dal padre a Piacenza. L’uomo, difeso dalla moglie e considerato un padre amorevole, fu indagato per omicidio colposo. Nel settembre dell’anno scorso Andrea Albanese è stato prosciolto dall’accusa in quanto non era capace di intendere e di volere al momento dei fatti perché colpito “amnesia dissociativa”. Decisiva era stata la relazione di psichiatri d’accusa e difesa, concordi nel dire che l’uomo era in preda ad “amnesia dissociativa” quando lasciò il bimbo e andò a lavorare, anziché portarlo all’asilo come faceva tutti i giorni.

Nel maggio del 2011 Jacopo, un bambino di 11 mesi, è morto a Passignano sul Trasimeno, in provincia di Perugia. Il piccolo è stato dimenticato in auto dal padre. Sempre a maggio del 2011 a Teramo Elena, di 22 mesi, è morta dopo essere stata lasciata 6 ore nella vettura dal papà, un docente universitario. Nel maggio del 2008 invece è successa la stessa cosa ad una bambina di quasi due anni, scordata in macchina dalla mamma a Merate, in provincia di Lecco.

L’inchiesta del premio Pulitzer
E su questo tema, quello dei bambini dimenticati in auto, Gene Weingarten del Washington Post ha scritto un lungo articolo. Secondo lui casi di questo tipo sono aumentati dagli anni ’90, dopo l’introduzione dell’airbag al posto del passeggero. L’apertura dell’airbag può essere pericolosa per un bimbo, quindi gli esperti suggerivano di mettere il seggiolino sul lato posteriore della macchina. Questo ha fatto sì che i genitori non riescano ad avere a portata di sguardo per tutto il tempo il piccolo.

Il giornalista poi, riporta le parole di David Diamond, docente di fisiologia molecolare alla University of South Florida di Tampa, secondo cui “il livello di premura abituale del genitore non sembra essere rilevante”. Le disattenzioni sono causate anche da particolari emozioni, carenza di sonno e cambiamenti nella routine quotidiana. Sotto stress poi, capita che la memoria venga sovrastata da una serie di altri fattori, da qui la dimenticanza. Ad un certo punto arriva un qualche segnale a riavviare il sistema, come ad esempio una persona che domanda: “Come sta il tuo bambino?”.

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