Meno repressione, più educazione: questa è la strada indicata da Gherardo Colombo, pm di Tangentopoli, per gestire la questione corruzione. E lo fa dalla libreria Feltrinelli di Milano, dove ha presentato il suo libro ‘Lettera a un figlio su Mani pulite’ (Garzanti, pagg. 94, euro 10) in cui spiega ai giovani cosa è successo prima della loro nascita con un pamphlet che ripercorre le tappe fondamentali di una rivoluzione mancata, raccontando le speranze e le delusioni intrecciate dai destini dei protagonisti dell’indagine che davvero poteva cambiare l’Italia. L’ex magistrato afferma che sul regime del 41 bis “bisogna lavorarci” per renderlo coerente con l’articolo 13 della Costituzione che punisce “ogni violenza fisica e morale sulle persone, comunque sottoposte a restrizioni di libertà”. Inoltre, anche dal carcere duro i mafiosi riescono a fare filtrare i propri ordini, a dimostrazione del fatto che il sistema non sempre funziona. Allo stesso modo, quando si parla di corruzione, Colombo sostiene che “per marginalizzare il fenomeno bisogna ricorrere a uno strumento diverso rispetto alla repressione penale”, cioè l’azione culturale  di Stefano De Agostini

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