In Italia gli uomini guadagnano in media il 7,2% in più rispetto alle donne. Nel dettaglio, la retribuzione lorda annua per i lavoratori di genere maschile, nel 2014, è stata pari a 29.891 euro contro i 27.890 euro delle colleghe. Alla vigilia della giornata internazionale della donna, le differenze retributive sulla base del genere sono state così fotografate dal Gender gap report 2015, uno studio realizzato dall’Osservatorio di JobPricing, portale che fa riferimento alla società di consulenza Hr Pros.

Ma se il divario tra uomo e donna a livello salariale è innegabile, il rapporto evidenzia come sia tra i più bassi in Europa. Infatti, nella classifica dei Paesi più virtuosi (o meglio, di quelli meno discriminatori) all’interno dei 28 Stati dell’Unione europea, l’Italia si piazza al quarto posto, dietro Slovenia, Malta e Polonia. Tuttavia, è bene precisarlo, i dati continentali si riferiscono a una ricerca Eurostat che risale al 2012. In base a queste cifre, tutti i principali Paesi europei mostrano una differenza di stipendio ben al di sopra del 10%, con una media continentale che si attesta al 16,4 per cento.

Prendendo in esame il divario salariale nei vari settori lavorativi, lo studio sottolinea come la forbice si allarghi soprattutto nei comparti servizi finanziari (+27,5% in favore degli uomini) e servizi (+14%). La tendenza si inverte invece nei settori agricoltura (dove le donne guadagnano il 13,2% in più) ed edilizia (+12,6%). “Qui tuttavia – si legge nel documento – la componente femminile è molto ridotta, e il settore è connotato dalla prevalenza di profili operai“. Analizzando invece la retribuzione nelle singole industry (ossia le specificità settoriali), si nota come l’ago della bilancia penda a favore degli uomini in ben 27 casi su 34. Per esempio, nel settore assicurazioni il gap si attesta al 42,8%, nel comparto moda al 37,2 per cento.

Le differenze sottolineate dallo studio non stanno solo nel divario salariale, ma anche nelle posizioni ricoperte all’interno delle aziende: nei ruoli di vertice, la prevalenza maschile è netta. In particolare, il 71% dei dirigenti e il 58% di quadri sono uomini. Tuttavia, la presenza femminile nelle posizioni di rilievo delle società si è fatta più rilevante nell’arco degli ultimi dieci anni. Nel dettaglio, le donne dirigenti sono passate dal 24% del 2004 al 29% del 2013, mentre il dato relativo alle lavoratrici occupate con il ruolo di quadro è aumentato dal 39 al 42 per cento.

Infine, le differenze di genere sono evidenti anche nel rapporto tra livello di istruzione e stipendio. In Italia il numero di donne lavoratrici e laureate, 3,5 milioni, supera quello dei colleghi maschi, che si fermano a 2,9 milioni. Eppure, un uomo con un titolo accademico guadagna in media 48mila euro lordi all’anno, mentre una donna solo 36mila, con un differenza del 33,3 per cento. Il rapporto spiega questo divario con il fatto che l’età anagrafica degli uomini laureati è mediamente più alta e, di conseguenza, gli scatti d’anzianità e le posizioni lavorative raggiunte nel corso degli anni hanno permesso loro di ottenere stipendi più elevati.

“Le donne invece – precisa il documento – hanno ottenuto più tardi nel tempo questo livello di scolarità, perciò il loro livello retributivo dovrebbe essere destinato a salire, restringendo così il gap con gli uomini, solo nei prossimi anni, quando raggiungeranno con maggior frequenza quei ruoli che ora sono prevalentemente ricoperti da uomini“.

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