Il discorso del Presidente Mattarella rappresenta per molti un segnale di speranza. Il richiamo alle crescenti ingiustizie, alla comparsa delle nuove povertà, all’emarginazione ed alla solitudine che coinvolge tanti italiani non può essere considerato un esercizio retorico di un uomo politico esperto.

Ascoltare l’articolo 3 della costituzione nella parte che impegna tutti a rimuovere gli ostacoli che generano disuguaglianze ha significato innegabilmente un salto di qualità nel linguaggio di una classe politica che ci ha abituato a sprofondare negli abissi della superficialità e, sovente, della grettezza culturale e morale.

Sentire dal Presidente, ripetuto più volte, il verbo garantire con riferimento al diritto allo studio, a quello dei malati e l’invito a rimuovere ogni barriera che limita i diritti delle persone con disabilità ha rappresentato una formidabile iniezione di fiducia.

Il Presidente Mattarella sa, perché è un intellettuale e perché il diritto ha sempre “abitato” la sua vita, che nel nostro Paese c’è tanto bisogno di riprendere a declinare alcune parole.
Lui sa, per esempio, che la Corte costituzionale nel febbraio 2010 con la sentenza n. 80 aveva dichiarato inviolabili il diritto allo studio ed alla salute (entrambi richiamati nel suo discorso) per gli studenti disabili.
Il Presidente Mattarella ha mostrato di sapere che un paese come il nostro può, orgogliosamente, riprendere un percorso che venti anni di edonismo e veline prestate all’esercizio della politica, hanno interrotto.

Non è casuale la attenzione e la sottolineatura alla nuova classe politica ed alle speranze che essa dovrebbe animare nei cittadini.

Come cittadino, genitore e rappresentante di una associazione, “Tutti a scuola”, che da anni vive aggrappata alla nostra carta costituzionale un migliore esordio istituzionale non avrebbe potuto esserci.

Ad un Presidente garante dei diritti di tutti e soprattutto dei più deboli sentiamo di offrire la nostra piena collaborazione.

Con l’augurio che in Italia si abbandoni per sempre l’idea che la politica debba essere occupata da uomini e donne mascherate da parrucchini, lampade solari e chirurgia plastica.
E si ricominci dalla Costituzione repubblicana.

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