E-Care se la cava per il rotto della cuffia e resta fornitore Acea. La società di call center, controllata tra gli altri dalla holding Astrim (col 47,36% in pegno a Mittel Generale Investimenti) e da Caltagirone Editore (15%) era stata inizialmente esclusa dalla gara per la gestione dei servizi telefonici di Acea, di sui sono soci di peso il comune di Roma (51%) e lo stesso Caltagirone (16,34%). Nella società romana della luce e dell’acqua erano, quindi, in molti a credere che E-Care non sarebbe più riuscita ad aggiudicarsi la commessa. E, invece, contrariamente alle attese, la società di call center, dopo aver presentato un’integrazione di documentazione, non solo è rientrata in partita, ma si è anche aggiudicata la gara al massimo ribasso. E-Care riesce così a mantenere una commessa che in passato si è dimostrata una vera e propria gallina dalle uova d’oro con un appalto rinnovato dal 2008 senza procedura competitiva. Ma dovrà dire addio ai lauti introiti del passato dal momento che Acea, con la procedura al massimo ribasso, è riuscita sensibilmente ad abbattere i costi della commessa. 

L’aggiudicazione della gara indetta in estate dall’azienda romana è una manna dal cielo per la società di call center che, solo una manciata di giorni fa, ha perso la commessa di Fastweb, un cliente importante che pesava per 6 milioni di euro sugli introiti del gruppo. Non a caso, in seguito all’interruzione del contratto di esternalizzazione, E-Care ha immediatamente inviato 489 lettere di licenziamento ai lavoratori della sede di Cesano Boscone. Una “bomba che si abbatte nel settore dei call center in outsourcing che sta registrando una crisi occupazionale dopo l’altra”, come ha spiegato Fabio Gozzi, segretario nazionale Uilcom, chiedendo agli azionisti di E-Care di “fare la loro parte di imprenditori seri e responsabili”. Il sindacalista ha aggiunto che gli azionisti di E-Care “non possono pensare di mettere sulla strada 489 famiglie in questo momento di grande difficoltà del Paese. Né possono pensare di spostare impunemente attività e commesse oggi svolte su Milano in altre sedi”. 

Tanto più che E-Care non è un’azienda qualsiasi: la società è leader di mercato con un fatturato vicino ai 63 milioni di euro e ha i conti in pareggio. Grazie anche alla commessa di Acea che, nel 2012, ha versato nelle casse di E-Care ben 3,5 milioni in seguito al boom di telefonate legate alle “bollette pazze”, fatture che, emesse per errore dal sistema informatico della multiutility, hanno fatto lievitare in maniera esponenziale le proteste telefoniche dei clienti. Proprio l’esagerato costo dell’outsourcing ha, del resto, spinto il management ad optare per una gara al maggior ribasso sulla scia di quanto fatto dal Comune di Roma per la gestione dello 060606, il centralino del Campidoglio, in via di assegnazione senza alcun vincolo sul mantenimento dei livelli occupazionali sul territorio.

La versione originale dell’articolo dava notizia della mancata assegnazione della commessa sulla base di una prima esclusione formale di E-Care dalla gara dovuta all’assenza di parte della documentazione richiesta da Acea. L’azienda di call center ha poi fatto sapere di essere riuscita a rientrare in gara e ad aggiudicarsi la commessa.

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