Re Luca tiene uno specchio nel suo ufficio ed ogni giorno gli chiede quale sia il governatore più bello del reame. Lo specchio gli risponde di volta in volta che non è lui e Re Luca si arrabbia e si infuria, prende di mira qualche malcapitato decreto o disegno di legge nazionale e spara a zero contro quello, contando così di rinsaldare attorno a sé il consenso di quella parte di Veneto che ha spinte indipendentiste. Quella parte, invece, lo vive con diffidenza, un corpo estraneo che cammina guardingo attorno al carro, pronto a saltarci su se appena appena gli consentono palco e microfono, per poi discendere quando i riflettori si sono spenti. Questo, in sintesi, il deludente quinquennio di presidenza del Veneto di Luca Zaia. Lettura di sondaggi e dei giornali locali per andare a caccia di titoli ad ogni costo, commenti che vanno dalla situazione internazionale al tombino di via Mazzini di qualsivoglia cittadina del trevigiano o del vicentino, non fa differenza. 

Le dichiarazioni sulla sanità e sullo sciopero fiscale non sorprendono, sono solo l’ultima sparata di chi tenta imperterrito di distrarre l’attenzione dal poco o niente visto in questi cinque anni. Per quanto riguarda lo sciopero fiscale, l’ha già partorito la Life “Liberi Imprenditori Federalisti Europei”, ma i risultati non paiono voler suggerire duplicazioni, salvo attendersi i sigilli della G.d.f.. Se la Lega Nord avesse dato seguito anche solo al 10% dei vari scioperi annunciati contro lo Stato forse saremo in default come Paese, ma avrebbe acquisito credibilità, invece l’interesse oggi come ieri va al titolo di giornale più che al contenuto e all’azione politica. Resta il fatto che un Presidente di Regione sta invitando esplicitamente i cittadini a delinquere, cosa che risulterebbe inaccettabile se il dibattito politico nazionale non fosse oggi ridotto ad un seguito di strepitii, urla scomposte e offese di ogni genere, sempre orientato allo scontro e mai al dialogo, alla polemica più che alla sostanza. 

Sui tagli alla sanità il discorso è più complesso, chi ha scarsa memoria non dovrebbe parlare. I tagli lineari alla sanità li abbiamo vissuti con i governi Berlusconi e con Zaia prima ministro e poi già Presidente di Regione. Allora non si levavano scudi in difesa della sanità veneta, tutto era sopportabile e dunque andava bene. Oggi, che si ribadisce che i tagli non saranno lineari ma ponderati, caso per caso, oggi appunto, che sono stati inseriti in Riforma Costituzionale il potere sostitutivo dello Stato per le Regioni inadempienti e i costi standard, improvvisamente i tagli (che saranno eseguiti mediante efficientamento e non diminuzione del servizio) non vanno più bene e Zaia si riscopre paladino della sanità. 

Del resto chiedere memoria a chi si rifà ad un’epica e mai esistita storia celtica del Veneto è operazione inutile. Meglio sarebbe chiedere conto a Zaia della recente trasformazione degli Oss (molto pre elettorale) in steward e hostess nelle sale di attesa dei pronto soccorsi ospedalieri, anziché degli attesi medici, infermieri necessari dentro i pronto soccorsi per ridurre i biblici tempi di attesa degli ammalati e degli accompagnatori. O ancora del perché non si occupi della piena applicazione della legge 194 visto che l’associazione “Pensiero Celeste”, considerando il Veneto una regione con troppi medici obiettori, sta attivando una class-action. O ancora, perché il territorio veneto con una sanità a macchia di leopardo vede costi ben diversi da zona a zona per uno stesso intervento? Perché a Verona o a Venezia il costo pro-capite sale di molto? 

Le urla scomposte servono a coprire un mandato opaco e concepito come eterna campagna elettorale con bilanci fatti ad uso e consumo di amici e parenti, un assessore e diversi dirigenti incarcerati, piani cave e piano casa da far invidia al peggior sud, fatti per salvaguardare gli interessi di costruttori e cavatori proseguendo l’opera di distruzione del territorio, la cui tutela, a parole, starebbe in cima agli obiettivi.

Zaia avrà molto da spiegare soprattutto sul perché una delle più importanti economie italiane ed europee ha sofferto più che altrove, con Treviso e Vicenza con il peggior indice di riduzione occupazionale. Non è che una mobilità migliore o la banda larga avrebbero potuto evitare l’abbandono di queste terre, mantenendo qui il lavoro? Dubito che basterà una minaccia ad allontanare da sé la corresponsabilità dell’accaduto.

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