Dieci video testimonianze sul web per raccontare la trasformazione del ruolo sociale e culturale della donna nella Milano del boom economico che va dal 1950 al 1975. È l’obiettivo principale che si pone l’associazione meneghina “L’Enciclopedia della donne” – sito web davvero portentoso e prezioso – che sta raccogliendo in crowdfunding i 5mila euro necessari per realizzare la parte video del progetto “La Signorina Kores e le Altre”: una mostra che conterrà sia le dieci clip, sia foto che oggetti d’epoca come il neon della signorina Kores, simbolo della donna lavoratrice che, con la sua originale pubblicità della carta carbone, fino a fine anni ottanta ha campeggiato in Piazza Duomo tra le insegne Cinzano, Aperol e Longines.

“L’idea è fare spazio alle donne reali, alle loro esperienze individuali e comuni, mai riassumibili dentro gli stereotipi che ancora pesano nella vita e nella comunicazione, e che raramente sono state raccontate”, affermano Margherita Marcheselli e Rossana di Fazio, curatrici della mostra, “la Milano di quegli anni è densa di storie di donne che sono riuscite a vivere una vita non predestinata; ma è anche la città delle opportunità e lo scenario delle maggiori battaglie sociali, come la parità salariale e la sessualità consapevole, e della nascita di interi settori economici, come quello della televisione e della moda”.

Il progetto/mostra “La Signorina Kores e le Altre” nasce da un lungo lavoro iniziato nel 2010 sul sito web dell’Enciclopedia delle Donne, una sorta di wikipedia al femminile che raccoglie storie di donne più o meno importanti, perlopiù dimenticate: “È un lavoro collettivo composto da circa 350 autrici in copyright creative commons che sta continuando e continuerà con l’inserimento di storie delle proprie madri e nonne, e di mestieri come le balie o le gelsominaie oramai scomparsi”, spiega la Marcheselli al fattoquotidiano.it, “fino a quattro anni fa nel web digitando su Google “enciclopedia delle donne” sbucavano solo tette. Mi sembra che grazie a noi sia stato un fatto un notevole passo in avanti”.

Sulla scia illuminista di Diderot e D’Alembert l’associazione milanese si muove per il recupero ‘moderno’ di una fetta di memoria storica: “Negli anni del boom a Milano c’è stata una imponente rivoluzione sociale: le donne hanno cominciato a lavorare in massa”, prosegue Marcheselli, “Ci sono i primi magistrati donna; all’interno delle redazioni dei giornali nasce la mansione di raccogliere al telefono la dettatura degli articoli degli inviati; le sarte in casa cominciano a confezionare capi d’abbigliamento per le grandi firme; e ancora ci sono le prime impiegate di banca con rigoroso grembiule nero che oltretutto devono firmare una liberatoria dove accettano il licenziamento nel caso fossero rimaste incinta”.

“Vorremmo far comprendere alle nuove generazioni di donne e uomini, innaffiando quotidianamente la memoria, la strada che si è fatta – conclude – la consapevolezza delle conquiste ottenute lottando insieme. Noi non abbiamo una formazione femminista classica, ma una coscienza di genere sì. Per questo, e con piccoli passi, uno per volta, speriamo si possa arrivare magari a Milano ad un vero Museo delle Donne”. Questo il sito web in cui si può contribuire alla realizzazione dei dieci video. 

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