Dopo l’annunciata chiusura da parte del premier Matteo Renzi (Pd), e del Commissario straordinario alla spending review Carlo Cottarelli ,sull’abolizione del CNEL (il Consiglio nazionale economia e lavoro), tra i dipendenti serpeggiano malumori e preoccupazione. Secondo i consiglieri, l’organo costituzionale “deve essere riformato”, ma lo scioglimento “sarebbe solo un pericoloso atto propagandistico, perché produrrebbe un esiguo risparmio della spesa pubblica”, dichiara il direttore del programma Cnel Michele Dau durante un’assemblea a Roma. Negli anni non è la prima volta che si parla della soppressione di questo organo, che costa circa 20 milioni di euro l’anno. Un consigliere punta poi il dito contro il presidente Antonio Marzano (ex ministro Pdl), al quale attribuisce l’inefficienza dell’ente negli ultimi anni: “Dopo una riforma avventata del governo Berlusconi – afferma – si è rimasti paralizzati e all’opinione pubblica il CNEL oggi appare inutile”. Il retroscena emerge dai commenti dei dipendenti: “L’ente ha lavorato solo durante il decennio in cui è stato presidente De Rita – dichiara un dipendente in anonimato –, io lavoravo anche 11 ore, ora è fermo a causa di una diatriba tra Presidente, Consiglio e Segretariato generale e qui è pieno di cariatidi, venga a vedere che gente ci hanno mandato da precedenti società”  di Paola Mentuccia

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