Bilanci positivi al netto delle tasse per 12 club su 18, un giro d’affari in crescita da otto anni consecutivi (e che supera da due stagioni i 2 miliardi di euro) nonché capace di far registrare un nuovo +4,4 per cento nel 2012/13. Il “modello tedesco” che mette tutti d’accordo è quello della Bundesliga, il massimo campionato di calcio teutonico, nuova locomotiva sportiva e commerciale del pallone europeo. L’ottimo stato di salute della Deutsche Fußball Liga (DFL) è messo in vetrina dal Report 2013 presentato a Francoforte. Un certificato di sana e robusta costituzione fotografato dal record di 383 milioni di euro di profitti operativi, con un costante aumento della pubblicità, del valore dei diritti televisivi e del merchandising. Un mondo capace di generare 30mila posti di lavoro e versare nelle casse del fisco tedesco 850 milioni di entrate. Il tutto, partendo da un incessante attenzione agli under che ha spinto le società della Bundesliga a investire nell’ultimo anno 80 milioni di euro nei settori giovanili (+3,3 per cento rispetto al 2011/2012), facendo lievitare a 820 milioni il totale dei fondi destinati alle “accademie del calcio” dal 2001.

E i risultati si vedono, sul campo e nei conti. Oltre ad aver chiuso il 2012/13 con profitti rispettivamente di 11 e 61 milioni di euro, Bayern Monaco e Borussia Dortmund sono state le due finaliste dell’ultima Champions League e saranno protagoniste anche quest’anno negli ottavi di finale in compagnia di Bayer Leverkusen e Schalke04. Un successo frutto di un mercato stellare che acquista i campioni a suon di assegni a sette zeri? Affatto. I costi per gli stipendi di giocatori e staff sotto contratto nella Bundesliga assorbono il 39 per cento del fatturato: un’incidenza da far impallidire gli altri campionati europei, assestati oltre il 65 per cento di media. “La Bundesliga sta avendo successo nel rapporto tra le performance sportive e la razionalizzazione economica, specialmente nel confronto con le altre leghe europee – afferma Christian Seifert, il ceo della Lega tedesca – E siamo sulla strada giusta per affermarci definitivamente come il secondo campionato più forte economicamente in Europa, grazie anche all’ulteriore incremento dei contratti con i media che hanno effetto da questa stagione”.

Una pioggia di 2,5 miliardi che Sky Deutschland ha iniziato a versare dopo aver acquisito i diritti televisivi della Bundesliga fino al 2017, cui si aggiungono altri 1,6 miliardi per la seconda divisione. Un introito annuo per le squadre professionistiche tedesche da 648 milioni, circa il 50 per cento in più di quanto Sky aveva sborsato nel triennio 2009-12. E mentre in Italia il calcio che ci mostra anche gli spogliatoi è accusato d’essere uno dei fattori svuota-stadi, la Germania va controtendenza. Grazie alle strutture moderne ereditate dai Mondiali 2006, le tribune tedesche si riempiono attorno al 90 per cento della loro capienza. Risultato: record europeo di spettatori con 41.912 presenze in media. Seimila in più della prima inseguitrice, la Premier League inglese. E quasi il doppio della nostra Serie A, che nella passata stagione si è fermata a 23.300. Se il fronte è spaccato nel campo delle politiche economiche, riguardo il business del pallone ci sono pochi dubbi: per capire qual è la strada verso un calcio virtuoso, bisogna chiedere a Berlino.

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