Nel mio breve rientro a Ferrara ho avuto la possibilità di presentare Termodistruzione di un koala, la quarta indagine letteraria che vede protagonista lo sbirro anarchico Pietro Malatesta, all’interno della Casa Circondariale di via Arginone. L’incontro fra i detenuti che risiedono all’interno del carcere, il sottoscritto e Andrea Amaducci (l’insostituibile artista che illustra tutti i libri che vedono protagonista Malatesta) è stato moderato da Licia Vignotto, che dal 2011 gestisce la biblioteca interna al carcere grazie a una convenzione firmata dalla direzione della casa circondariale, le biblioteche comunali e l’associazione ‘Amici della biblioteca Ariostea’.

È stata la prima volta per me. Non avevo mai avuto come pubblico dei detenuti. L’incontro è stato partecipato e molto intenso ed è stato un momento positivo di confronto. Un’iniziativa molto bella che ha gettato, per quanto possibile, un ponte fra il “dentro” e il “fuori”. Parlare di un poliziesco di fronte a “potenziali protagonisti” di quel poliziesco, discutere in modo appassionato, popolare e letterario in un contesto così particolare è stata un’esperienza incredibile. Un’esperienza che mi ha lasciato il segno.

Dopo la passeggiata all’Ippodromo, dietro casa, ad assaporare gli echi della follia in divisa che ha generato, suo malgrado, le vicende di Malatesta, e a fare rifornimento dei mille ricordi della mia infanzia, quando Ferrara era il centro del mondo e le favole di mio nonno il biglietto per evadere su Marte, mi sono recato in centro. Sono stato immediatamente fermato da due forcaioli ventenni con i capelli High Tech e le scarpette da congressisti forzaitalioti. Volevano darmi un volantino. Per l’Italia. Per il mio Futuro. Per il Tricolore. Per l’Aperitivo. Per cambiare la macchina ogni sei mesi. Gli ho gentilmente detto, no, grazie, a me la gente che marcia al grido di “bruciamo i libri” come hanno fatto i vostri amichetti a Savona non va giù. Ma è per il tuo futuro, hanno ribattuto i due giovani galli cedroni. Sono nichilista, ho concluso, lasciandoli alle prese con il loro iPhone ultimo modello per andare a scoprire cosa volesse dire “nichilista”.

Solo un idiota patentato che non ama realmente Ferrara non capisce che le mie critiche fatte in passato alla città, e che continuerò a fare, sono una specie di grido di rabbia di una persona che la “ferraresità” se la sente addosso, ne è fiero e che ama follemente il luogo dove è nato. Quelli che non criticano mai, che si accontentano del meno peggio sono la massa preferita di ogni magnate dell’annullamento di personalità. Ferrara è meravigliosa, imbecilli. Sono i centri commerciali, il cinematografo futurista che fiata sulle Mura Storiche, le villette a schiera senza personalità, l’ospedale dismesso, i negozi storici che chiudono per lasciare spazio a crateri di nulla o a rivendite di cellulari e sigarette elettroniche, le crepe post-terremotonella casa della mia vicina che non mi vanno giù. Chi ha voluto questo? Non c’è un potere costituzionale a Ferrara? E allora perché non dovrei criticare? Quale ferrarese non prova rabbia e dolore nella chiusura di Pesaro o del Mercatino del Libro e del Fumetto? Chi non guarda con angoscia alla possibilità di farsi dieci chilometri se deve andare a fare una visita nel nuovo ospedale della palude?

Ferrara è bellissima. Per strada incontro borderline che sono ancora in vita, nonostante tutto. Macchiette straordinarie che hanno fatto parte della mia crescita. Ci sono sempre. Le persone mi salutano. Al bar mi chiedono come va. È bello, dopo mesi di totale indifferenza, sentire un contatto umano. L’apoteosi è durante la presentazione, sempre di Termodistruzione di un koala, a Wunderkammer, organizzata dai ragazzi di Basso Profilo. Non so se siete mai stati a una presentazione di un libro, ma generalmente, a meno che lo scrittore protagonista non sia una faccia da Tv, se gli spettatori sono una trentina si va subito ad accendere un cero alla Madonna o a sgozzare un gallo da sacrificare a Towakon Guedehongue. Agli ex mercati fluviali ci sono un centinaio di persone. La discussione è sentita e lunghissima. Affetto, tantissimo affetto. Dopo una settimana dalla sua uscita, grazie anche alla sortita ferrarese, Termodistruzione di un koala andrà in ristampa.

Sono tornato a casa che c’era una nebbia anni ’80. Sono ripartito per Milano con il sole. Mentre aspettavo l’autobus mi è saltato all’occhio un manifesto appeso a un muro. Ho pregato non si trattasse di qualche cialtroneria pseudofascista da forcaioli estensi e le mie speranze sono state esaudite. Il proclama, scritto in modo sobrio, esordiva così: “Tutti alla Spal”. E proseguiva invitando il popolo spallino a recarsi allo stadio, in Curva Ovest, per stare vicini alla squadra. La Spal, la compagine malinconica di una città malinconica.

Sono felice e orgoglioso di essere nato e cresciuto qui. 

http://www.youtube.com/watch?v=QcwvsHwR3jw

Articolo Precedente

Ligabue, Fazio e i cantautori che non raccontano più la realtà

next
Articolo Successivo

Ligabue ti voglio bene. E intanto non sbaglia un disco

next