Fondo Monetario Internazionale pronto a prelevare “temporaneamente” il 10% del risparmio privato nei 15 paesi della zona euro come veicolo per affrontare i problemi di sostenibilità del debito pubblico. Lo scrive il quotidiano belga L’Echo: la proposta dell’istituto guidato da Christine Lagarde, secondo quanto riportato dal giornale, sarebbe contenuta in un paper intitolato “Proposte del FMI sulla crisi fiscale”. Con all’interno un sottocapitolo della relazione intermedia curata della Agenzia per le tendenze finanziarie (Fiscal Monitor) dal titolo “Un contributo straordinario dalla ricchezza privata?”.

Con quel punto di domanda che non solo rimanda al metodo Cipro, quando lo scorso marzo in cambio degli aiuti continentali da 10 miliardi di euro, la troika pretese una tassa straordinaria per i conti correnti con più di 100mila euro. Ma anche alla notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992 quando gli italiani scoprirono per primi la troika grazie al governo guidato da Giuliano Amato che mise mano ai c/c con il noto “prelievo forzoso” del sei per mille sulle cifre depositate, (ideato per sventare l’attacco alla lira). Ma oggi la notizia scuote cittadini e mercati perché giunge all’indomani di un punto di rottura (insanabile?) tra Fmi ed Eurozona, in contrasto circa la strada seguita per la crisi greca: una medicina che di fatto ha peggiorato lo stato di salute del malato terminale Atene. E che oggi qualcuno inizia a vedere come fumus persecutionis ma al contrario. Pur di non commettere gli stessi errori della Grecia, dice a mezza voce un banchiere, meglio picchiare subito sui correntisti. Che poi sembra essere la soluzione tanto cara al Fondo e che è alla base delle frizioni tra Washignton e Bruxelles/Berlino.

E così, secondo il Fondo, tali contributi una tantum sarebbero stati già ampiamente utilizzati in Europa dopo la prima guerra mondiale e in Germania e Giappone dopo la seconda guerra mondiale. Precisa che non ci sono stati i risultati attesi e le misure imposte in questo biennio di crisi greca non hanno portato ad una riduzione effettiva del debito pubblico. Ragion per cui il Fondo concentrandosi sulla zona euro e sul necessario ritorno dei livelli di debito a condizioni pre-crisi, ammette che l’unica via di uscita sarebbe un taglio ai conti.

Si tratta di una notizia che, se fosse confermata, aumenterebbe esponenzialmente la tensione con il rischio di una corsa ai bancomat così come è accaduto in Grecia lo scorso anno e anche a Cipro prima che le banche stesse rendessero inservibili proprio gli sportelli del cash, bloccandoli per diversi giorni. Ma il Fondo non sembra essere intenzionato a fare retromarcia, come si evince dalle conclusioni di quel paper: per cui il quotidiano L’Echo osserva quasi con rassegnazione che dato il pessimo stato delle finanze pubbliche della zona euro, le idee per rafforzare i fondi pubblici non mancano, “come questa piuttosto semplicistica e senza precedenti del Fmi”. E il Washington Post, con straordinario tempismo, ci mette il carico e fa un parallelo tra la crisi americana e l’atteggiamento dei rispettivi mercati in Grecia. Nel titolo “L’America come una bolla?” tutta l’imprevedibilità di mercati senza regole e disarmonie per i cittadini.

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