Eccoci, ci risiamo! Lugubri come i monatti, già li risento, i cultori delle ‘bombe intelligenti’, gli specialisti delle ‘operazioni chirurgiche’, che riducono al minimo i ‘danni collaterali’ – leggasi, vittime civili, uomini, donne, bambini, quelli che l’ ‘intervento umanitario’ vorrebbe proteggere -. Che vorrete mai che sia?, ci raccontano nei briefing ‘off the record’, o nei ‘talk shows’ televisivi: una gragnola di missili ‘di precisione’ contro ‘obiettivi strategici’, aeroporti, basi, depositi, 72 ore ed è tutto finito.

A parte che alle ‘guerre lampo’ non crede più nessuno – anche le più brevi, come quella del Golfo nel 1991, durano sempre una cinquantina di giorni, quando i conflitti non s’incancreniscono e si trascinano per anni -, uno può pure essere convinto che sia tutto vero o fingere di esserlo, se ciò gli serve a tacitare la propria coscienza: 72 ore, bombe intelligenti, operazioni chirurgiche…

Ma per fare che cosa? Rovesciare, e men che meno uccidere, il presidente al-Assad, no, perché – sono tutti d’accordo – non è questo l’obiettivo. Aiutare gli insorti ad avere la meglio sul regime, neppure, perché nessuno si fida di quel coacervo dell’opposizione siriana, dove ci stanno integralisti e terroristi. E il ‘refrain’ del ristabilire la democrazia – a parte che lì non c’è mai stata -, manco ci si prova a intonarlo, dopo l’Iraq e l’Afghanistan e visto come stanno finendo le Primavere arabe.

E con quale legittimità internazionale, se l’Onu non dà l’avallo? Uno dice: è emergenza umanitaria, bisogna proteggere i civili – ammazzandone?, magari pochi? – ; e un altro denuncia l’uso intollerabile di strumenti di distruzione di massa – ed ha ragione, intendiamoci – .

Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e chi starà con loro pretendono d’andare alla ‘guerra ad ore’ proprio per marcare il superamento della ‘linea rossa delle armi chimiche’ – una linea tracciata , circa un anno fa, dalla Casa Bianca -. Ma i morti ammazzati dalle armi convenzionali sono meno morti ammazzati di quelli del gas sarin? E migliaia di vittime e milioni di sfollati non giustificavano già l’emergenza umanitaria? E i rischi di allargamento del conflitto sono stati tutti calcolati?

Viene il dubbio che, al fondo di tutto, ci sia l’orgoglio ferito di qualche leader che si è sentito sfidato dal regime siriano. E che, tirando un po’ di missili, pensa di riscattarsi dall’accusa d’inazione presso la propria opinione pubblica. Cattivi pensieri, che il presidente Obama, Nobel per la Pace nel 2009, può fare svanire decidendo di non lanciare l’attacco.

 

 

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