L’estate è tradizionalmente tempo di vacanze. Vacanza deriva dal latino “vacans”, essere vuoto, libero da preoccupazioni. Ciò non significa né giustifica che una vacanza debba essere “il nulla”. Si può approfittare della vacanza per istruirsi, ma magari soprattutto ed auspicabilmente per mettere in pratica ciò che si legge.

Lessi “Camminare” anni fa facendo una traversata di più giorni sul versante sud del Gran Paradiso e lo trovai un libro avvincente. Beh, lo ammetto, ero attirato già dall’autore, Henry David Thoreau, notoriamente uno dei padri dell’ambientalismo, ma soprattutto una persona che aveva fatto sua la filosofia di vita che proponeva agli altri, e ne aveva anche pagato le conseguenze, scontando la prigione. Ma come si fa a non rimanere affascinati da uno che esordisce affermando: “Vorrei spendere una parola in favore della natura, dell’assoluta libertà e della selvatichezza che vengono opposte a una libertà e a una cultura meramente civili. Considero infatti l’uomo più come abitante, come parte integrante della natura che come membro della società.”?

Leggere Thoreau per capire la natura, per immergersi in essa. Cosa che purtroppo oggi non accade spesso. Anzi. Tutt’altro. Basti guardare le pubblicità delle vacanze o i reportage giornalistici per comprendere che la vacanza oggi non è un periodo per crescere, ma è appunto il nulla, e la natura non la si comprende, la si sfrutta. È la vacanza del mare, delle spiagge iperaffollate, degli ombrelloni, delle carbonelle, dell’Estathè. La gente avrebbe la possibilità per capire la natura, ed invece perde il proprio tempo. Come sentenziava giustamente Linus già nel lontano 1959: “Io amo l’umanità. È la gente che non sopporto.”

 

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