Berlusconi ha soffocato la crescita dell’Italia”. Lo ha annunciato Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici, sottolineando che l’ex presidente del consiglio ha deciso “di non rispettare più gli impegni” sulle riforme e sul risanamento dei conti presi con l’Ue e il “risultato è stato il prosciugarsi” dei finanziamenti al paese, con lo schizzare dello spread. Portando poi a bloccare la crescita dell’Italia, alla “crisi” politica e al governo Monti. “Tra agosto e novembre 2011”, ha sostenuto Rehn nel corso di un’audizione all’Europarlamento, “il governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni presi in estate con l’Europa e in questo modo ha soffocato la crescita economica italiana”. Ciò ha portato “alla fine del governo Berlusconi e alla formazione del governo di Mario Monti che poi è riuscito a stabilizzare la situazione in Italia”.

Le parole del commissario Ue hanno fatto scendere in campo quasi tutto il PdlRenato Brunetta, coordinatore dei dipartimenti del Pdl, che in una nota ha affermato:  “Chiediamo una commissione di inchiesta del parlamento europeo sulle affermazioni odierne di Olli Rehn, destituite di ogni fondamento e gravemente diffamatorie dell’Italia e del governo Berlusconi”. E ha aggiunto: “Al commissario europeo, che accusa il governo Berlusconi di aver deciso, nell’autunno 2011, di non rispettare più gli impegni presi con l’Ue, ricordiamo solo alcuni fatti istituzionali, di cui egli stesso è stato protagonista”. Brunetta ha quindi elencato nel dettaglio una serie di eventi, compresa la manovra di luglio da 60 miliardi di euro. Durissimo il commento di Angelino Alfano, segretario del Popolo della Liberà. “E’ inaccettabile che Olli Rehn, vicepresidente di un’istituzione indipendente quale la Commissione Europea, intervenga nella campagna elettorale di uno Stato membro, peraltro con affermazioni false, tecnicamente sbagliate e facilmente smentibili. Una così chiara interferenza mette a repentaglio l’immagine della Commissione europea e incentiva il populismo e i sentimenti antieuropeisti in un momento delicato nei rapporti tra UE e opinioni pubbliche nazionali. Di fronte all’ennesima intromissione esterna, ribadiamo – d il diritto inalienabile del popolo italiano a scegliersi il proprio futuro governo in piana autonomia e libertà”. In campo anche Fabrizio Cicchitto: ”Brunetta ha già risposto nel merito al commissario Rehn e condividiamo anche la sua proposta di commissione d’inchiesta al Parlamento Europeo sulle affermazioni da lui fatte. In effetti Rehn è stato preso da un eccesso di zelo: vedendo che Monti non sfonda sul piano elettorale gli è andato in soccorso, ma di ciò che dice in modo fazioso il commissario Rehn in Italia non sposta neanche un voto” dice il capogruppo uscente alla Camera. ”Mi dissocio e mi rammarico perla dichiarazione sull’Italia del mio collega Olli Rehn che rischia di far apparire non indipendente la Commissione Ue” ha poi aggiunto il vicepresidente dell’esecutivo europeo responsabile per la politica industriale Antonio Tajani.

Rehn, tuttavia, non si è limitato a criticare il governo di Berlusconi. Commentando la situazione economica italiana, il commissario ha spiegato che “la preoccupazione per l’Italia è superata”, ma “non è ancora il momento di rilassarsi e non c’è alternativa a portare avanti un’intelligente politica di consolidamento dei conti“. “L’anno scorso c’erano serie preoccupazioni per l’Italia e la Spagna, ma ora la situazione è molto migliorata”, ha spiegato nel corso di un’audizione al Parlamento europeo. Ma nonostante i progressi “restano ancora sfide” importanti, come per esempio “alti tassi di disoccupazione” e “un’economia lenta”, per cui ancora oggi “non c’è spazio per la compiacenza”. In questo contesto, una priorità delle riforme per il 2013 dovrà essere il “ripristino della competitività dell’industria europea sia manifatturiera che dei servizi”. 

“Quest’anno sarà un test essenziale per la credibilità dell’Ue e dell’eurozona”, ha affermato, sottolineando la necessità di “ripristinare la fiducia in modo durevole” e rimettere l’economia europea “sui binari” giusti mettendo insieme “solidarietà e responsabilità”. Le riforme da portare avanti, secondo Rehn, riguardano “i nostri mercati del lavoro, come quelle che facilitano la creazione di posti, ma anche favorire contratti a tempo indeterminato“. Il commissario Ue agli Affari economici ha indicato la necessità di “incoraggiare gli investimenti privati, l’imprenditoria e l’educazione” e di “far sì che chi perde il lavoro venga riqualificato e reinserito nel mercato del lavoro”.

Quanto al nodo del debito pubblico, Rehn ha ribadito come la priorità debba andare alla “prosecuzione del consolidamento fiscale” a cui “non c’è alternativa”: un debito al 90-100% del pil è un “serio ostacolo” alla crescita. Ma, ha concluso, serve “un consolidamento fiscale diverso a seconda delle specificità dei singoli paesi: per questo abbiamo garantito una proproga per eccesso di bilancio per Spagna, Portogallo e Grecia”. Il commissario Ue ha poi ricordato che tra il 2000 e il 2011 sono stati persi 2,5 milioni di posti di lavoro nel manifatturiero tra Francia, Germania, Italia e Spagna. In Francia e Spagna sono stati bruciati 750 mila posti, in Italia 370 mila e in Germania 570 mila.

Rehn si è detto inoltre “molto preoccupato dalla frattura politica tra i paesi del Nord e del Sud”, che assume tratti “caricaturali”. “Non c’è una soluzione magica”, ha spiegato, “i problemi economici non possiamo risolverli solo con la disciplina o con la mutualizzazione del debito da sola perché porterebbe a un azzardo morale senza fine”. Occorre invece una soluzione che stia “nel mezzo”, con “un’unione della stabilità con maggiore responsabilità e solidarieta”. Dopo avere rimproverato Berlusconi e commentato la situazione economica italiana, il commissario Ue ha lanciato un monito anche alla Gran Bretagna. “Preferirei vederla a centrocampo piuttosto che sulle fasce o in panchina, perché non si fa mai gol stando in panchina”, ha avvertito commentando l’intenzione annunciata dal premier David Cameron di indire un referendum sull’appartenenza all’Ue e di rinegoziare i rapporti con Bruxelles.

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