Li chiamano “visitor centre”, ma la funzione è una sola: magnificare le doti e i pregi dell’energia nucleare. Già nel 1988 in Gran Bretagna, a Sellafield, ce n’era uno, ed era definito addirittura una “top regional tourist attraction”. Ma che fine ha fatto? È stato chiuso dalla sua vecchia proprietaria, la British Energy, perché la compagnia aveva deciso di focalizzare la sua attenzione altrove.

Ora, però, è il turno del colosso francese Edf, che ha in mano gran parte del sistema energetico d’Oltremanica, e che ne ha aperto uno nuovo di zecca: Hunterston B, il primo di sette che, già entro i prossimi mesi, si prevede di aprire in tutto il Regno Unito. Il nuovo centro visitatori si trova dunque in Scozia, e di sicuro i turisti si fionderanno a visitarlo come principale attrazione turistica, dimenticandosi “loch”, parchi e castelli vari.

Oltre ai turisti, chi è invitato in questi posti? Tutti, meglio ancora se bambini e scolaresche della zona, in modo da educarli bene fin dall’inizio. Il messaggio infatti è sempre quello: una centrale nucleare sul vostro territorio non implica nessun rischio e nessun danno alla salute. Anzi, porta generalmente benessere, prosperità e tanto, tanto lavoro. Almeno per quei pochi che potranno esservi impiegati.

E i rischi legati alla produzione e alla gestione delle scorie radioattive, quelli di un possibile attacco terroristico, quelli dovuti alle frequenti fughe (per carità, sempre “nella norma”) di fumi o acque contaminate ecc. ecc? Nessun problema, ci penserà (il futuro è d’obbligo) la tecnologia. Come del resto ci insegna il Giappone.

Secondo il manager Edf Vincent de Rivaz, la compagnia ha da tempo compreso l’importanza che l’apertura e la trasparenza hanno per l’industria nucleare: “Sono lieto del fatto che Hunterston B sarà il primo di sette nuovi centri visitatori presso tutte le nostre centrali nel Regno Unito”, afferma: “Saranno una parte importante del nostro impegno per accrescere il nostro legame con il pubblico”.

Su questo non ci sono dubbi. Chissà se nell’impegno per migliorare il rapporto con il pubblico sono previste anche iniziative in cui si spiegano i rischi ed possibili effetti della radioattività, o se ai giovani visitatori britannici (e non) verrà insegnato che, per evitare la costruzione dell’ennesimo costoso reattore dietro casa, si può anche iniziare ad usare l’energia in modo più razionale, evitando di sprecarla o di buttarla letteralmente al vento sottoforma di calore.

Forse no. Perché usare meno energia, o usarla meglio non sprecandola, appunto, porterebbe i signori che pagano lo stipendio al signor de Rivaz e che ci espongono al rischio costante e insensato dell’energia nucleare a guadagnare meno soldini. In effetti, se non sprechiamo energia, chi la produce e ce la vende come può aumentare i suoi profitti e fare contenti i suoi azionisti?

Articolo Precedente

Sviluppo, quando il limite non è un limite

next
Articolo Successivo

“Wild law”, i diritti inalienabili della Natura

next