“Benché sia incensurato, sussiste un concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose atteso che, da un lato, l’associazione mafiosa è ancora operante e attiva e che, dall’altro, la rete di conoscenze costruita nel corso degli anni dall’esponente politico – che fino a oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere –  appare ancora estesa e influente”.
E’ quanto si legge nelle 84 pagine dell’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Milano ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa di Domenico Zambetti.

Quindi l’ex assessore regionale della Lombardia, arrestato su richiesta della Direzione distrettuale anti mafia di Milano, deve rimanere in carcere. Gli vengono contestati il pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.

Infatti nell’ordinanza si legge che “Zambetti potrebbe anche servirsi delle disponibilità economiche che ha dimostrato di possedere nella compravendita dei voti per sottrarsi all’esecuzione della pena”. I giudici sottolineano che “non risultano prospettati elementi significativi né a sostegno della testi della rescissione dei legami con l’organizzazione né, a monte, della dissoluzione dell’organizzazione ‘ndranghetista”.

Per questi motivi il Tribunale del Riesame di Milano ha deciso che Domenico Zambetti deve restare in carcere. Il politico Pdl si trova agli arresti dal 10 ottobre con le accuse di voto di scambio, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex assessore regionale lombardo è infatti accusato di aver comprato voti della ‘ndrangheta.

Secondo i giudici il legame forte di Zambetti con la ‘ndrangheta è dimostrato dal fatto che la criminalità organizzata aveva tutto l’interesse a far ottenere al politico Pdl un elevato numero di preferenze affinché gli venisse affidato l’assessorato “alla casa”, ritenuto “strategico dalle famiglie calabresi per il controllo del territorio”.

Tra gli atti depositati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Giuseppe D’Amico al Tribunale del Riesame figura una lettera, con il logo del Popolo delle libertà e con la firma di Zambetti, che era contenuta in un file sequestrato nei giorni scorsi dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano al presunto boss Eugenio Costantino. Nella lettera, indirizzata al sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, anche lui arrestato Zambetti scrive: “La buona politica ha innanzitutto bisogno di buoni amministratori e chi amministra la cosa pubblica a sua volta ha bisogno di essere credibile, competente, efficiente”. L’ex assessore manifesta il suo sostegno nei confronti di Teresa Costantino, figlia del presunto boss Eugenio che si candidò alle comunali di Sedriano nel 2009  e che, secondo le indagini, venne anche assunta all’Aler su raccomandazione dello stesso Zambetti.

I carabinieri, in un’informativa, spiegano che dall’analisi di una “chiavetta usb sequestrata a Eugenio Costantino” che, secondo l’accusa, assieme a Giuseppe D’Agostino avrebbe “tenuto in pugnò l’ex assessore”, è stato rintracciato un file formato word contenente la lettera. Il documento, secondo gli investigatori, è stato creato il 25 maggio del 2009. Zambetti nella lettera scrive che in un buon amministratore i “valori privati e pubblici” devono essere “inscindibili”. E aggiunge: “Nella indicazione dei nostri candidati, che si presentano all’interno della lista del Popolo della Libertà, ho valutato proprio queste caratteristiche, convinto che siano ben presenti negli amici che si cimenteranno in questa tornata elettorale“.

E’ stata depositata anche la deposizione di Sergio Garavaglia, ex sindaco di Ossona che, sentito come teste il 26 ottobre scorso, disse di “essersi rifiutato di partecipare col suo gruppo a una cena elettorale a sostegno della candidatura di Zambetti organizzata direttamente da Eugenio Costantino”. Insieme alle dichiarazioni di Roberto Formigoni sulle “strane voci” circolate a proposito di Zambetti, le affermazioni di Garavaglia vengono considerate “elementi alquanto simbolici che rendono poco credibile l’ipotesi difensiva secondo cui Zambetti non si era reso conto della provenienza e della caratura dei personaggi con cui stava trattando”.

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