L’Italia dei Valori vive giorni a dir poco complicati, stretta tra casi giudiziari, difficoltà politiche, sondaggi non proprio ottimistici e la possibile esclusione dalla coalizione di centrosinistra. Sullo sfondo le forti tensioni interne al partito. Abbiamo chiesto a due rappresentati del movimento di Antonio Di Pietro di raccontare cosa sta succedendo. Per il senatore Luigi Li Gotti, dipietrista doc (“ma credo convintamente nel partito”), sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi, Di Pietro non è all’angolo e l’Idv non è spaccata. Nelle ultimi riunioni abbiamo votato all’unanimità”. Li Gotti è ottimista: “L’alleanza con il Pd ci sarà, senza di noi non vincono”. Più critico Massimo Donadi, capogruppo alla Camera ma sempre più in rotta con il segretario. La frattura nel gruppo dirigente dell’Idv – dice – c’è stata, ed è stata anche profonda. Ma ora siamo uniti sull’adesione al centrosinistra, e Di Pietro rimane il nostro leader”. Donadi è fermo nel volere l’alleanza con il Pd. E annuncia: “Voterò Bersani alle primarie”. 

Massimo Donadi
Massimo Donadi

In diverse regioni piovono ombre su vostri dirigenti. Per voi è un momento complicato.

Sì. Casi come quello di Vincenzo Maruccio (ex capogruppo in Regione Lazio, accusato di peculato, ndr) per noi sono ferite. Anche se i suoi avvocati ci hanno assicurato che proverà la sua estraneità. Ma dobbiamo rimanere diversi dagli altri partiti.

Molti hanno detto: il solito problema dell’Idv, Di Pietro seleziona male i dirigenti.

Al suo posto, avrei fatto molti più errori. Dovremo ripartire da controlli più rigidi e da un diverso metodo di selezione.

Un metodo più democratico?

È chiaro che un collettivo vede meglio di una sola persona.

Da qui, si passa al tema dell’Idv personalistico, dove Di Pietro decide quasi tutto…

Di Pietro è un politico sopraffino, sa che il modello del partito personalistico non funziona più. Ha già annunciato che dopo le elezioni toglierà il suo nome dal simbolo.

Sulla linea politica però vi siete scontrati. Lui voleva rompere con il Pd, lei no.

All’interno del partito c’è stata forte discussione tra chi riteneva di rompere con il centrosinistra e chi invece voleva restare in coalizione. Ora Di Pietro, con la sottoscrizione della carta d’intenti del centrosinistra, ha chiarito il percorso.

Intanto Bersani vi ha escluso. Perché?

Noi, e dico tutti noi, siamo fortemente all’opposizione del governo Monti, perché ha ridato smalto all’immagine dell’Italia sulla pelle della povera gente. Quello che ci ha diviso dal Pd è l’eccesso di foga nel criticare il governo e chi lo sosteneva. Ma ora l’Idv ha offerto il ramoscello d’ulivo: credo che i democratici ci stiano ripensando.

Ha avuto contatti che lo confermano?

No, ma i numeri sono chiari: senza l’Idv il centrosinistra non può essere maggioranza e non può governare. L’alternativa è la conferma di Monti, per cui spingono in tanti: qualcuno anche nel Pd.

Quindi è ottimista.

Credo che il riavvicinamento ci sarà.

L’Espresso scrive di comitati dell’Idv per Bersani, e la descrive come uno dei più favorevoli alla cosa.

Favole: andrò “solo” a votare per Bersani alle primarie, e cercherò di convincere altri a farlo. Lui può essere l’unificatore del centrosinistra. Renzi? Mi pare una candidatura che rompe anziché unire.

 

Luigi Li Gotti
Luigi Li Gotti

Senatore, l’Idv pare soffrire il caso Maruccio.

Stiamo affrontando un momento di grande sofferenza, per episodi gravissimi. Ma ora è il tempo della reazione e dell’orgoglio . Dobbiamo ripartire, con misure ancora più severe per tutelare il nostro partito.

Ma il problema della selezione dei dirigenti c’è.

Premesso che la presunzione di innocenza vale per tutti, il fatto è che in pochi anni siamo passati dal 2% al 7-8%. Una crescita così rapida rende difficile controllare tutto, verificare anche a livello locale. E comunque, noi non voltiamo le spalle di fronte a casi del genere, come fanno altri partiti.

Lei parla di percentuali. Gli ultimi sondaggi danno l’Idv al 6% (Ipsos), e c’è chi la dà al 4,3% (Swg). Preoccupato?

No, siamo comunque sopra al 4% delle scorse politiche. La contrazione può esserci rispetto ad europee e regionali, che sono un’altra cosa. E poi la tendenza è attorno al 6%, che mi pare un dato importante.

Grillo ha tolto tanti voti all’Idv: vero o falso?

C’è affinità tra i nostri elettori, è vero. Lui porta avanti un discorso di protesta, noi lavoriamo di più all’alternativa, alla proposta.

Intanto però Bersani vi ha escluso dall’alleanza. Di Pietro è rimasto all’angolo?

No, affatto. Lui, assieme a tutta l’Idv, lavora per una coalizione di centrosinistra, quella che ha vinto le amministrative. La nostra opposizione al governo Monti, e a suoi provvedimenti votati anche dal Pd, ha creato un problema di rapporti, contigente. Ora bisogna partire dal programma: i nostri punti fermi, dalla giustizia alla solidarietà e al lavoro, non sono diversi da quelli del Pd e di Sel. Soprattutto, l’agenda Monti non compare nella carta d’intenti.

Nel vostro gruppo dirigente sono volati stracci.

Ci siamo solo confrontati. E nelle ultime riunioni tutti i documenti sono stati votati all’unanimità. Lavoriamo uniti a un’alternativa di governo.

Crede che la coalizione si ricompatterà?

Senza l’Idv il centrosinistra non può arrivare al 40% e al premio di maggioranza, quindi non può governare. Non vedo come possa fare a meno di noi.

Un consiglio che darebbe a Di Pietro?

Lui è molto esplicito nei giudizi, non fa calcoli. Può essere un difetto, ma in fondo è anche un pregio.
 

da Il Fatto Quotidiano del 20 ottobre 2012

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