Quando le Olimpiadi chiamano la pallanuoto risponde. Nel dopoguerra è l’unico sport di squadra in cui l’Italia sia riuscita a vincere l’oro (nel 1948, 1960 e nel 1992) e anche questa volta la squadra maschile si presenta all’appuntamento con ambizioni da podio. Campione del mondo in carica la nostra Nazionale esordirà ai Giochi il 29 luglio contro l’Australia, squadra dalla tecnica non eccelsa ma comunque ostica in quanto molto fisica. Poi le altre partite del gruppo A contro Grecia, Croazia, Kazakistan e Spagna per conquistarsi l’accesso ai quarti. Ad allenare gli azzurri c’è Alessandro Campagna, palermitano di 49 anni. Come giocatore è stato una delle colonne portanti della nazionale italiana di Ratko Rudic che nella prima metà degli anni 90 dettò legge nelle piscine di tutto il mondo vincendo in sequenza europei, olimpiadi e mondiali. Nel 1996 esce dalla vasca per sedersi in panchina. Allena prima l’Italia poi la Grecia con cui ottiene il quarto posto ai Giochi di Atene. A fine 2008 torna in Italia e ai mondiali di Shanghai del 2011 riporta la Nazionale sul gradino più alto del podio. Lo abbiamo intervistato a poche ore dalla sua partenza per Londra.

Emozionato?

Abbastanza. Sento che sta per arrivare il momento e la tensione inizia a crescere, anche tra i ragazzi. E’ normale ed è un bene a patto che le emozioni restino sotto controllo e si riesca ad usarle per raggiungere il massimo della carica al momento opportuno. Non vogliamo “spremerci” troppo e troppo presto, cerchiamo insomma di evitare le sovra eccitazioni. Anche per questa ragione abbiamo scelto di arrivare al villaggio olimpico all’ultimo momento, quasi a ridosso dell’inizio delle gare.

Una delle caratteristiche della tua gestione della squadra, ereditata dagli insegnamenti di Rudic è proprio la grande attenzione per l’ aspetto psicologico della squadra.

Sì. E’ un fattore fondamentale per vincere ad alti livelli.

In quest’ottica non ti preoccupa il fatto che per nove dei tredici ragazzi della squadra si tratti della prima Olimpiade?

Anche per questo motivo l’aspetto psicologico è curato moltissimo. Tuttavia questo potrebbe alla fine rivelarsi anche un vantaggio. Un pizzico di incoscienza a volte non guasta.

Com’è la giornata tipo di un giocatore della nazionale che si prepara per le Olimpiadi?

Sveglia presto, colazione controllata con apporto anche di proteine e due ore e mezzo di allenamento in acqua. Poi il pranzo, un po’ di riposo e a seguire un’ora e mezza di palestra e altre due ore in piscina. A volte si aggiunge la visione di filmati delle partite giocate. Insomma sette, otto ore al giorno interamente dedicate alla preparazione.

Tu hai una lunga esperienza in fatto di Olimpiadi. Da giocatore hai vinto l’oro a Barcellona nel 1992, da allenatore hai conquistato un quarto posto con la Grecia che hai allenato dal 2003 al 2008 e ora arrivi a Londra con la squadra italiana. Che effetto fa partecipare a un’ Olimpiade?

E’ straordinario giocarla ed è fantastico lottare per una medaglia. E’ qualcosa che ti da un’energia spaventosa e il clima che si respira è davvero qualcosa di diverso rispetto ad ogni altra competizione. Come Italia dobbiamo essere consapevoli che abbiamo i numeri per potere arrivare fino in fondo e vivere questa avventura con entusiasmo, senza farci condizionare troppo. Abbiamo un gioco spettacolare fatto di destrezza, velocità ed intelligenza, dobbiamo avere il coraggio di giocare come sappiamo pur adattandoci alle caratteristiche dei diversi avversari e soprattutto dovremo saper osare.

Oltre all’Italia quali sono le altre squadre che si giocano oro, argento e bronzo?

Siamo sei squadre per tre medaglie. Oltre a noi, Ungheria, Serbia, Montenegro, Croazia e Stati Uniti.

Con tre giocatori naturalizzati l’Italia è un bell’esempio di squadra multietnica.

Sì, ma nella scelta dei tredici giocatori da inserire in squadra la questione della nazionalità non ha alcuna importanza. Chi aveva il doppio passaporto e ha scelto la nazionalità italiana ha avuto la possibilità di partecipare alle selezioni e confrontarsi con gli altri atleti. L’unico criterio per la scelta finale è stata la bravura in acqua.

Alla luce di questa esperienza, più in generale, cosa pensi della questione della cittadinanza? Chi nasce in Italia da genitori stranieri e cresce nel nostro paese dovrebbe essere italiano da subito?

Sì, chi nasce e vive qui è italiano a tutti gli effetti.

Perché un ragazzino che volesse iniziare fare sport dovrebbe scegliere la pallanuoto e non sport molto più “visibili” come calcio o basket?

Perché la pallanuoto è uno sport molto sano, in tutti i sensi, e molto bello da giocare che permette, tra l’altro, di conciliare lo studio con una pratica agonistica anche di alto livello. E’ uno sport che insegna l’importanza del sacrificio, delle rinunce e del lavoro vero, perché davvero si lavora tanto, come strada per raggiungere i risultati che ci prefiggiamo. E’ insomma un’ottima palestra per imparare ad affrontare i problemi della vita. In questo senso è positivo che i Giochi olimpici arrivano proprio, in una fase storica in cui può davvero essere utile riportare in primo piano i valori che vengono trasmessi dallo sport. Già oggi abbiamo circa 50 mila ragazzi tra i 12 e i 20 anni che giocano a pallanuoto. Non sono numeri da sottovalutare specie in un contesto con quasi 5 milioni di persone che frequentano abitualmente le piscine. Ci sono insomma grandissimi margini per un’ulteriore crescita. Molti ragazzi iniziano con il nuoto poi, se gli dai una palla in mano, scoprono il divertimento del gioco e scelgono la pallanuoto.

Qual è lo sportivo del passato che ammiri di più?

Il corridore statunitense Edwin Moses anche se non è il massimo della simpatia, alle Olimpiadi di Seul gli chiesi un autografo e lui si rifiutò. Per me rimane comunque un mito ed un atleta eccezionale con un’agilità e una facilità di corsa straordinarie.

E del presente?

Federica Pellegrini. Ha una potenza e una determinazione davvero fuori dal comune. Tra gli stranieri apprezzo molto il nuotatore statunitense Michael Phelps che però è talmente forte e talentuoso da sembrare quasi un extra terrestre.

E’ stato giusto o sbagliato rinunciare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020?

E’ stato giusto.

Nello sport la crisi si sente?

Purtroppo si sente molto.

Un’ultima domanda. C’è qualcosa che hai sacrificato della tua vita per la carriera da sportivo?

Ho dedicato meno tempo di quanto avrei voluto ai miei figli. Per fortuna mia moglie è stata eccezionale nel compensare quello che è mancato da parte mia in termini di presenza quotidiana ed educazione.

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