Facebook e democrazia. All’apparenza le urne a livello mondiale che hanno interrogato gli utenti negli scorsi giorni sono state uno splendido esempio di trasparenza che, sulla carta, doveva coinvolgere il mondo in una scelta già ampiamente presa dall’azienda. Una forma di “democrazia” applicata ai social network quella messa in atto dalla dirigenza di Facebook che ha chiamato al voto tutti i suoi utenti su alcune proposte a livello della privacy degli iscritti. All’utente si chiedeva di scegliere se mantenere il DDR attuale in vigore dal 26 aprile 2011 e la Normativa sull’utilizzo dei dati del 23 settembre, oppure se accettare le nuove proposte avanzate negli scorsi giorni dall’azienda. Il risultato è stato un fallimento sotto tutti i punti di vista come ha spiegato Elliot Schrage (Vice President, Communications, Public Policy and Marketing) in un comunicato ufficiale: “Nonostante gli sforzi significativi da parte nostra volti a incoraggiare gli utenti al voto,  hanno partecipato solo 342.632 persone, ovvero una porzione decisamente ridotta della nostra base di utenti composta da oltre 900 milioni di persone. Come indicato in entrambe le normative e in occasione di questo processo, se è meno del 30% degli utenti attivi a partecipare al voto, i risultati sono solo a titolo orientativo. Oggi Facebook adotterà le modifiche proposte alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità e alla Normativa sull’utilizzo dei dati“. Insomma: grazie del vostra opinione ma noi andiamo avanti con la nostra decisione.

I risultati per avere carattere vincolante avrebbero dovuto superare il quorum del 30% calcolato su tutti gli utenti attivi iscritti al social network: sono stati considerati come utenti attivi tutti coloro che nell’ultimo mese hanno effettuato almeno un accesso al loro profilo. Probabilmente già con queste premesse era facile pronosticare un fallimento, considerando che il tempo per votare è stato ristretto ad una sola settimana: i 342.632 votanti rappresentano indicativamente lo 0,038% del totale degli iscritti. Nonostante la bassissima affluenza l’esito del voto non ha dato spazio ad interpretazioni: l’86,94% dei votanti ha optato per il mantenimento dell’attuale normativa.

La decisione di Facebook è però quella di andare avanti per la sua strada: “Nonostante i nostri sforzi sostanziali volti a diffondere il messaggio, – continua nel suo comunicato Elliot Schrage – il numero delle persone che hanno partecipato al voto rappresenta una percentuale decisamente ridotta e non rappresentativa della nostra comunità di utenti. Riteniamo che questi aggiornamenti forniscano agli utenti maggiori dettagli e più trasparenza sulla protezione dei dati e sulle procedure di trattamento delle informazioni. Abbiamo ricevuto molti commenti positivi su queste modifiche dagli enti regolatori e altre figure (compresi gruppi a tutela della privacy e dei consumatori) che abbiamo consultato per formulare queste revisioni. La maggior parte delle modifiche ha lo scopo di chiarire più che di modificare radicalmente le nostre normative. Non va inoltre dimenticato che le modifiche includono le raccomandazioni fatte dagli organi regolatori che abbiamo consultato, tra cui l’Irish Data Protection Commissioner’s Office”.

Alla luce dei fatti l’esperimento di democrazia messo in atto dal più diffuso social network del mondo è stato un completo fallimento che in futuro, per funzionare veramente, dovrà cambiare radicalmente nei modi e nei tempi: se fosse stato mandato un semplice messaggio privato a tutti gli utenti, il numero dei votanti sarebbe stato davvero così basso? Viste le numerose accuse di poca-trasparenza mosse al colosso di Zuckerberg, rimane il dubbio che si volesse solo mettere in atto una grossa operazione di facciata, ma che le scelte fossero già state prese da tempo.

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