Il post “Scandalo Siae” pubblicato su queste stesse colonne nei giorni scorsi ha acceso un vivace dibattito ed originato, tra le tante, una pacata lettera di precisazioni del direttore generale della SIAE, Gaetano Blandini ed una piccata lettera di protesta, con contestuale richiesta di rettifica, di Crea – Unione opere dell’ingegno alla quale appartengono numerose sigle associative del mondo degli autori [ACEP   AGST   ANAC   ANART   ANPAD   ASSTeatro   AUDIOCOOP   FIPI   SLSI   SNS   UNCLA] alla quale ha aderito anche il MAP – Movimento Autori Professionisti.[n.d.r. le lettere, nella loro versione integrale, sono pubblicate in calce a questo post.]

Entrambe le lettere meritano una risposta.

Cominciamo dalle precisazioni del direttore generale.

“Non è stato mai detto che la SIAE svolge da tempo un’attività ‘previdenziale vietata’”, scrive Blandini a proposito di quanto riferito nel post in riferimento all’ormai nota vicenda del fondo di solidarietà utilizzato, per decenni, dalla SIAE come fondo previdenziale in barba alla disciplina che vorrebbe tale attività riservata a taluni enti chiamati, peraltro, a rispettare una stringente regolamentazione.

Non è vero. Blandini ha detto esattamente ciò che oggi nega di aver detto.

Ecco le prove.

A una domanda di un giornalista della testata Rockol.it sulla recentissima decisione di SIAE di interrompere l’erogazione dei c.d. assegni di professionalità in favore degli autori e sull’inesistenza di soluzioni alternative, blandini risponde così: “Purtroppo no. E il motivo è semplice: quello che noi chiamiamo Fondo di Solidarietà in realtà è un’altra cosa. E questo non lo dice Blandini, non lo dice il Commissario Straordinario Gian Luigi Rondi e non lo dicono neanche i subcommissari Mario Stella Richter e Domenico Luca Scordino. Lo dicono le autorità di vigilanza ma soprattutto una legge dello stato che impedisce alla SIAE di erogare prestazioni di natura previdenziale.”

E, continua Blandini, “…le autorità di vigilanza – la Presidenza del Consiglio, i ministeri, la Ragioneria Generale dello Stato – avevano segnalato l’irregolarità della situazione rispetto a una legge che, dal  2005,  punisce l’esercizio abusivo di prestazioni previdenziali con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e una multa da 5.200 a 25 mila euro. Se non ottemperassi a questa legge, in altre parole, andrei in galera.”

Come si fa a scrivere di non aver mai detto che SIAE ha svolto per anni un’attività previdenziale il cui svolgimento le era, in realtà, vietato?

Ma non basta.

Il dg di SIAE ribadisce il concetto più volte nel corso dell’audizione del 22 febbraio scorso dinanzi alla Commissione Cultura della Camera dei deputati.

“L’assegno di professionalità purtroppo costituisce una forma di previdenza”, racconta Blandini che, poi, a proposito delle proteste degli autori rispetto alla decisione di interrompere l’erogazione di detto assegno aggiunge: “Qualcuno dice ridateci la pensione che purtroppo non si può fare perché è contrario ad una norma di legge.”

Ha, invece, ragione – o, almeno, così sembra [n.d.r. le cautele sono dovute al fatto che nessuno ha, sin qui, avuto modo di verificare] – il dg di SIAE quando rileva alcune inesattezze relative al suo compenso e invita ad ascoltare i chiarimenti forniti al riguardo nel corso della sua ultima audizione del 22 febbraio.

In effetti, stando a quanto riferito in tale sede, il contratto tra la SIAE e Blandini – all’esito di alcune modifiche e riduzioni proposte e/o accettate dallo stesso dg – allo stato prevedrebbe per lui un compenso di soli 435 mila euro all’anno cui vanno ad aggiungersi 135 mila euro a titolo di premio di risultato e – nell’ipotesi di mancato rinnovo del contratto allo scadere dei quattro anni – un indennizzo di soli 300 mila euro e non già di 2 milioni di euro come originariamente riferito dall’on. Barbieri nel corso della precedente audizione.

Resta, invece, un mistero se agli importi che precedono vada o meno aggiunto quello ulteriore di settanta mila euro all’anno, che secondo le informazioni in possesso dell’on. Barbieri, lo stesso dg percepirebbe quale responsabile della sicurezza.

E veniamo ora alla replica piccata di CREA – Unione opere dell’ingegno e delle sigle associative che l’hanno firmata le quali lamentano, sostanzialmente, tre cose: l’attitudine del post ad infangare ingiustamente SIAE al fine di “liquidare con essa il diritto d’autore”, il carattere riservato della questione del Fondo di Solidarietà che sarebbe “un fatto importante che riguarda gli associati e basta visto che si tratta di un contributo volontario di una categoria (la sola) che non riceve nessuna forma di pensione o di indennizzo dalla Stato…” e, infine, la circostanza che, a differenza di quanto si sarebbe lasciato intendere nel post “gli unici amministratori (dalla SIAE stessa denunciati)  che hanno agito in modo dubbio sono stati quelli del Fondo Pensioni dipendenti di cui si occuperà la Magistratura.”.

Nessuno dei tre rilievi coglie nel segno.

Cominciamo dal principio.

Diritto d’autore e SIAE sono due cose sostanzialmente diverse e la circostanza che, sfortunatamente, negli ultimi decenni la seconda abbia formato oggetto di numerosi episodi di malagestione non ha niente a che vedere con la centralità e l’importanza del diritto d’autore nella società dell’informazione.

Denunciare certi episodi di malagestione da parte di chi dovrebbe promuovere il mondo e l’industria culturale italiani, anzi, dovrebbe servire proprio a garantire lunga vita al diritto d‘autore.

E veniamo all’idea secondo la quale la questione del fondo di solidarietà sarebbe un fatto privato e, quindi – par di capire – giornali e opinione pubblica non dovrebbero interessarsene.

E’ un’idea semplicemente perversa.

La gestione del fondo di solidarietà è sin qui avvenuta – e lo ha detto e scritto lo stesso dg della SIAE – in violazione della disciplina pubblicistica in materia di attività previdenziale.

Come se non bastasse, tali violazioni sono state poste in essere da parte di un ente pubblico economico che ha agito sotto il controllo del Ministero dei Beni e delle attività culturali, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Economia.

Un sistema di controlli che si è rivelato fallimentare.

Come si fa, in queste condizioni, a sostenere che la questione “riguarda gli associati [n.d.r. alla SIAE] e basta”?

Quanto poi allo sforzo – ammirevole nella prospettiva della tutela degli interessi di una delle tante caste italiane – di circoscrivere la responsabilità di quanto avvenuto in capo solo a un pugno di amministratori, esso si infrange contro la storia, il buon senso, le leggi e, soprattutto, le dichiarazioni dello stesso attuale direttore generale della SIAE che, sfortunatamente, raccontano di una diffusa leggerezza nell’amministrazione passata della società.

“Il mio predecessore ha avuto un premio di risultato a fronte di risultati vicini al mio cognome… ovvero molto blandi”, dice il dg Blandini nel corso della sua audizione in Commissione cultura, nel parlare dei premi-obiettivo che nell’ultimo decennio sono stati riconosciuti ai precedenti direttori generali nonostante la Società chiudesse i suoi bilanci con risultati tutt’altro che lusinghieri.

E poi, ancora, parlando del fallimentare investimento di 40 milioni di euro di SIAE nelle azioni della Lehman Brothers che ha generato per la Società una perdita di circa 37 milioni di euro, aggiunge “Una delle poche cose sulle quali non mi sento di gettare la croce su chi l’ha fatto, sui miei predecessori.”

Difficile in queste condizioni pretendere di circoscrivere le responsabilità per la mala gestio ad un pugno di amministratori infedeli.

La sensazione, a giudicare da certe reazioni e dalle continue rivelazioni che emergono dalle dichiarazioni – spontanee e meno spontanee – dinanzi ai deputati della Commissione Cultura è che si sia finalmente scoperchiato il vaso di pandora della SIAE e che, nelle prossime settimane, chiusa la gestione commissariale e, probabilmente, avviatisi i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta – ormai di prossima istituzione – verranno a galla molte altre vicende, probabilmente, più gravi di quelle sin qui emerse.

Scandalo SIAE. Atto II. Le reazioni.

La speranza è che sia anche l’atto finale ma la sensazione è, che, invece, si sia ancora lontani dall’epilogo.

Il testo della lettera del dg SIAE

Roma, 28 febbraio 2012

Prot. 664/12

Gentile avv. Scorza,

con riferimento al suo articolo pubblicato il 27/02.2012 sul “Fatto Quotidiano”, ritengo doveroso fare talune precisazioni.

1. Non è stato mai detto che la SIAE svolge da tempo un’attività “previdenziale vietata”. E’ stata invece detta (nella stessa intervista a Rockol che Lei cita) una cosa ben diversa e ben più complessa.

È stato in particolare detto (ed è purtroppo vero) che la SIAE disapplica una sentenza del Consiglio di Stato dal 1992.

In ragione della disciplina transitoria che la SIAE si era data, ed in combinato disposto con il Decreto Legislativo 252/2005 e con il DM 62/2007, SIAE – in caso di mancata adozione della delibera commissariale invece assunta – avrebbe dovuto consentire ad una popolazione “aperta” e non più “chiusa” di beneficiare delle erogazioni del Fondo di Solidarietà.

Una simile operatività del Fondo di Solidarietà avrebbe però comportato il contrasto tra talune sue prestazioni (in particolare il c.d. assegno di professionalità) e la legge più sopra richiamata.

2.Io arrivo in SIAE il 15 dicembre 2009 e prendo servizio effettivo nel gennaio 2010. È nella primavera del 2010 che il Comitato di Studio decide di costituire una fondazione per esternalizzare il Fondo ed è pochi mesi dopo, da ultimo nel novembre 2010, che le autorità di vigilanza rappresentano come il cosiddetto assegno di professionalità e la polizza sanitaria fossero “avulse” dalle forme di solidarietà e presentino caratteristiche previdenziali e para previdenziali.

Le conclusioni tratte dalle Autorità di Vigilanza sono peraltro coerenti con quanto sopra riportato (v. punto 1).

3. Lei lascia peraltro intendere che la modifica sia stata operata non per il ripristinare la legalità ma per motivi economici.

I motivi economici, gentile avvocato, ci sono e sono evidenti. Di essi, come è ovvio, non si può non tenere conto.

Essi, peraltro, sono una conferma della bontà dell’operato della gestione commissariale. Se in concreto non hanno costituito la base della deliberazione, ciò non significa che avrebbero di certo anche da soli potuto ampiamente giustificare e anzi imporre le modificazioni al Regolamento del Fondo di Solidarietà, che così come era avrebbe nel giro di un paio di anni portato la SIAE alla insolvenza.

4. Per quanto attiene il mio stipendio e le ulteriori affermazioni dell’avv. Luca Scordino (peraltro riportate in modo radicalmente errato), mi spiace che Lei si sia limitato a sentire solo la prima delle due audizioni (quella del 15 febbraio u.s.) e non anche la seconda (del 22 febbraio u.s.). Per rimediare, Le trasmetto in allegato il link, dandole solo piccole anticipazioni che mi riguardano:

  1. la SIAE non amministra e gestisce risorse pubbliche neanche per un centesimo di euro ed è fuori dal perimetro della finanza pubblica;
  2. sono uno dei pochi Direttori Generali dello Stato che per assumere un altro incarico, certamente ben remunerato, non si è messo in aspettativa, ma ha dato le sue dimissioni da dipendente pubblico;
  3. sono evidentemente (ma questo lo dico col senno di poi, avendo letto illuminanti articoli sul Fatto Quotidiano e altri autorevoli giornali, sugli stipendi dei miei omologhi le cui società maneggiano risorse pubbliche) l’unico Direttore Generale che dopo il primo anno di contratto, si è di fatto ridotto gli emolumenti di oltre il 25% (anche qui ho cercato precedenti, ma li ho trovati solo in Giappone) e comunque se farò male e non sarò confermato al termine del 2013, l’indennizzo sarà di trecentomila euro e non di due milioni.

Tutto questo ed altro, comunque, potrà sentirlo nella registrazione della seconda audizione del 22 febbraio u.s.

Tanto le dovevo, gentile avvocato, perché ho molto apprezzato il suo sforzo di approfondimento; approfondimento che non ho notato in molti altri articoli che riferiscono per sentito dire ovvero riportano le affermazioni di quanti, nell’opera di risanamento che la SIAE sta portando avanti, hanno perso orticelli e rendite di posizione.

Un’ultima annotazione di natura più strettamente afferente a quella che Lei definisce “liceità giuridica”.

È stata proprio la gestione commissariale, anche su mia richiesta e dopo l’attività istruttoria che ho svolto con gli uffici, a promuovere un giudizio civile per ottenere la condanna e risarcimento del danno a carico dall’ex Direttore e dagli ex Presidenti del Fondo Pensioni.

Abbiamo, inoltre, chiesto al Giudice Civile, allegando la relativa documentazione, di valutare se ci siano altri eventuali profili di responsabilità e di trasmettere se, del caso, gli atti alla Procura della Repubblica.

Cordiali saluti

Gaetano Blandini

http://www.radioradicale.it/scheda/346290/commissione-cultura-scienza-e-istruzione-della-camera

Il testo della lettera di CREA – Unione opere dell’ingegno

Spett. Direttore Antonio Padellaro

Nel  Vostro articolo firmato Guido Scorza del 27 febbraio 2012 emergono solo conclusioni errate e di parte atte solo ad infangare la SIAE e la sua base associativa e si inseriscono in una più ampia campagna stampa sostenuta da chi è interessato non solo a liquidare la Siae, ma con essa il diritto d’autore.

La questione del Fondo di Solidarietà è un fatto importante che riguarda gli associati e basta ,visto che si tratta di un contributo volontario di una categoria (la sola) che non riceve nessuna forma di pensione o di indennizzo dalla Stato,è stato soppresso dai Commissari  e sarà compito della base associativa ricrearla nel modo dovuto e rispettoso delle vigenti leggi quando riprenderà democraticamente in mano la governance della SIAE.

Per quanto riguarda tutte le Vostre illazioni su bilanci in passivo,tipo “la nave che minaccia di affondare”e “sull’impossibilità di continuare a lasciare affidati – per di più in regime di monopolio – gli interessi del mondo e dell’industria culturali ad un ente i cui amministratori, negli ultimi decenni, sono stati autori di condotte eticamente riprovevoli” troviamo le Vostre conclusioni faziose ed offensive visto che gli unici amministratori (dalla SIAE stessa denunciati)  che hanno agito in modo dubbio sono stati quelli del Fondo Pensioni dipendenti di cui si occuperà la Magistratura.

Le Vostre errate divagazioni sul monopolio SIAE dimenticano che la SIAE è formata e gestita da autori ed editori con soldi propri e che qualsiasi perdita o disservizio grava direttamente sulle nostre tasche e non su quelle dei contribuenti.. Noi allo Stato non costiamo niente.

A nome di tutti gli autori di musica-teatro-cinema-televisione-letteratura e degli editori e concessionari che rappresentiamo Vi diffidiamo dal continuare  questa campagna denigratoria nei confronti della SIAE e aspettiamo una onesta rettifica su quanto contenuto nell’articolo in questione.

Per CREA Unione Opere dell’Ingegno

Cristiano  Minellono

CREA Unione Opere delle Ingegno

ACEP   AGST   ANAC   ANART   ANPAD   ASSTeatro   AUDIOCOOP   FIPI   SLSI   SNS   UNCLA

Aderisce a questa richiesta anche MAP ( Movimento Autori Professionisti)

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