Il quesito del referendum potrà sembrare “ridicolo”, ma nasconde invece un problema sanitario molto serio. I cittadini di Los Angeles saranno infatti chiamati alle urne per decidere se gli attori di film pornografici dovranno indossare o meno il preservativo durante le riprese, pena la mancata autorizzazione a girare il film. Il voto è previsto a ridosso delle primarie presidenziali del prossimo giugno.

Come spiega Micheal Weinstein, presidente dell’Aids Healthcare Foundation, che ha raccolto oltre 71mila firme certificate (30mila in più di quelle richieste secondo le norme per indire la consultazione elettorale), “ci sono migliaia di persone con malattie a trasmissione sessuale in quest’industria. Eppure le autorità non vogliono occuparsi di questo problema perché riguarda il sesso e il mondo a luci rosse”. Non solo. Los Angeles, oltre a essere la patria di Hollywood, è anche la base dell’industria cinematografica porno. I cui numeri sono da capogiro: ogni anno si girano oltre 11mila pellicole, con un guadagno stimato di 13 miliardi di dollari, il tutto grazie a circa 6mila lavoratori, di cui 1.200 attori, il 75% dei quali donne. E nonostante alcuni ‘sex performer’ abbiano contratto l’hiv in questi ultimi anni, mettendo in allarme i loro colleghi, le principali compagnie del porno continuano a girare senza preservativi, sostenendo che tolgono fascino e fantasia. I produttori hanno quindi già fatto sapere di essere pronti a lasciare la città o la California intera se il condom dovesse diventare obbligatorio. Il che significherebbe un notevole danno economico.

Ma, secondo Weinstein, obbligare gli attori a luci rosse a indossare il preservativo è una misura di salute pubblica, come le altre adottate a Los Angeles sui centri massaggi o il fumo nei luoghi pubblici. Negli ultimi 5 anni l’Ufficio per la sicurezza e la salute sul lavoro dello stato Usa ha comminato ai produttori di film porno multe per 125mila dollari per violazioni varie, ma molte di queste sono state appellate, e tanti continuano a far girare i film senza protezioni per gli attori. “La storia ci ha mostrato che regolamentare il comportamento sessuale tra adulti consenzienti – spiega Diane Duke, direttore esecutivo della Free Speech Coalition, l’associazione dell’industria per l’intrattenimento da adulti – non funziona. Questa proposta avrebbe l’effetto di far fuggire dalla città o dallo stato le produzioni, o spingerle alla clandestinità, rendendo ancora meno sicure le condizioni di lavoro per gli attori”.

E non è solo questa l’unica voce contraria che si è levata contro l’iniziativa. A Los Angeles infatti è in corso una “guerra” tra poteri locali. Il procuratore della città, Carmen Trutanich, ha presentato un’istanza sostenendo che i cittadini non hanno l’autorità legale per adottare la misura proposta, anche se passasse con il voto, perché è solo lo Stato che ha il potere legale di imporre la regola del condom sul set. Di tutt’altro avviso il capo dell’Ufficio californiano per la sicurezza e la salute sul lavoro, Ellen Widess, secondo cui la città “ha l’autorità di approvare le restrizioni proposte con il voto per prevenire la diffusione dell’hiv tra la popolazione dell’industria dei film per adulti”. Certo, con il numero crescente di attori a luci rosse, che viaggiano e girano anche in altri Stati e Paesi, come il Brasile, se non sarà in California, il problema andrà comunque affrontato. Si spera a beneficio della salute degli attori.

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