Il suo “sogno per l’Italia” Corrado Passera lo ha raccontato in un’intervista a Panorama nel gennaio del 2008, agli sgoccioli del governo Prodi. Ed era un Corrado Passera più che mai ispirato, quello che si abbandonava tra le braccia dell’allora direttore Maurizio Belpietro per illustrare all’house organ berlusconiano Panorama la sua ricetta per il risanamento di un “Paese in declino” e con un “sistema politico bloccato”. Da allora il capo di Banca Intesa ci ha preso gusto e nelle successive interviste ha sempre recitato da statista. “Un piano da 50 miliardi per l’Italia”, era il titolo scelto dal Sole 24 Ore per un lungo colloquio del banchiere con Ferruccio De Bortoli, direttore (a quell’epoca) del quotidiano confindustriale. E ancora, il 5 settembre scorso, dalle colonne del Corriere della Sera, il manager invocava un “Patto per crescere”. Così, adesso che finalmente è approdato a una poltrona di governo (anzi, due in una), riesce facile affermare che Passera studiava da ministro ormai da anni. Uscite pubbliche sempre più frequenti, discorsi, interviste, perfino la gestione mediatica del suo (secondo) matrimonio nel maggio scorso (tra i selezionatissimi invitati anche Mario Monti e Mario Draghi).

Tutto sembrava rientrare in una sapiente strategia d’immagine studiata apposta per cucire addosso al banchiere un ruolo politico. Strategia culminata, solo un mese fa, con la partecipazione da riverita superstar al forum delle associazioni cattoliche riunite a Todi, dove la Chiesa ha mandato l’avviso di sfratto a Berlusconi. Come politico, Passera ha dimostrato di cavarsela ottimamente con lo slalom. Nel 2007 votò alle primarie del centrosinistra, per poi impostare, l’anno successivo, una manovra d’avvicinamento al governo di centro destra culminata con il salvataggio dell’Alitalia in cui Intesa guidò la cordata degli investitori patrioti. Ma mentre il Cavaliere affondava in un mare di debiti e scandali, Passera si era già procurato un salvacondotto verso i tempi nuovi. Quelli del governo tecnico guidato dall’amico Monti. Che ieri a domanda precisa sull’opportunità di scegliere proprio Passera ha negato “che ci siano nelle sue nuove funzioni possibili intralci legati alla sua attività passata”.

Di sicuro, però, per il manager bocconiano, classe 1954, già assistente, ormai vent’anni fa, di Carlo De Benedetti e amministratore delegato del Gruppo L’Espresso e dell’Olivetti, non sarà facile lasciarsi alle spalle il suo ingombrante passato da primo banchiere d’Italia. Con questo ruolo Passera ha finanziato e gestito affari miliardari che ora sarà chiamato a valutare da una poltrona di governo e nell’interesse pubblico. Prendiamo i treni superveloci della Ntv controllata da Diego Della Valle e Luca di Montezemolo, entrambi in ottimi rapporti con il neo ministro. Intesa ha sostenuto sin dall’inizio l’avventura della compagnia ferroviaria che vuol far concorrenza al Frecciarossa di Trenitalia. E adesso l’ex amministratore della banca socia e finanziatrice del gruppo privato è chiamato, in qualità di ministro, a fare da arbitro nella contesa con l’azienda di Stato. “È un bel progetto di sistema, sano, solido, messo insieme da quattro amici”, disse Passera tre anni fa a proposito di Ntv. Questione di opinioni, ma il neoministro ora dovrà convincere anche Mauro Moretti, il numero uno di Trenitalia.

Poi c’è la questione Alitalia, che ha evitato il crac grazie ai soldi pubblici e a quelli di Intesa. Fino a ieri Passera faceva il tifo per la compagnia guidata da Roberto Colaninno dove la sua banca era pesantemente impegnata. Adesso invece il manager diventato ministro è chiamato a tutelare i cittadini viaggiatori. Mica facile dare un taglio netto con il passato, senza esporsi a prevedibili sospetti alimentati dalle sue precedenti attività. Non è mistero, per esempio, che Intesa è di gran lunga l’istituto più coinvolto nei finanziamenti delle opere pubbliche. Nel 2007 fu un’idea di Passera quella di sviluppare, sotto l’ombrello di Intesa, la nuova Banca delle Infrastrutture, pensata apposta per affiancare Stato ed enti locali. Grandi progetti come la Brescia-Milano, la Pedemontana lombarda e la Brebemi, per citare solo le autostrade, vedono Intesa nel ruolo di finanziatore e azionista. Altro capitolo delicato è quello dei telefoni. Intesa è uno dei soci di riferimento di Telecom Italia, partecipata attraverso la holding Telco. A suo tempo Passera ebbe un ruolo decisivo nella manovre finanziarie che traghettarono il gruppo di telecomunicazioni, ceduto da Marco Tronchetti Provera, nell’orbita del salotto buono di Mediobanca e Generali. Solo che adesso il banchiere grande socio di Telecom Italia è diventato il ministro competente nel delicato settore delle telecomunicazioni. Difficile che i concorrenti, da Vodafone a Wind, abbiano accolto con gioia la notizia. Così come Mediaset, Rai e gli altri rivali di Telecom (che controlla La7) in vista della fase finale finale del beauty contestche assegnerà gratis le frequenze televisive liberate dal passaggio al digitale.

Da Il Fatto quotidiano del 17 novembre 2011

Articolo Precedente

Mario Monti, economista di “larghe imprese” e senza nemici

next
Articolo Successivo

Enrico Cucchiani a Banca Intesa. Grazie alle sue relazioni che contano

next