Mentre la maggioranza si arrovella sul tema delle pensioni, oggi dall’opposizione arriva un’altra proposta sui provvedimenti da inserire nella manovra che martedì inizierà a essere discussa in Senato: recuperare tre o quattro miliardi dalla vendita delle frequenze tv.

L’ipotesi è condivisa da Pd e Idv. L’idea è quella di mettere all’asta le sei frequenze che da tempo aspettano di essere assegnate. E che il governo vorrebbe cedere gratuitamente agli operatori già presenti sul mercato con il meccanismo del ‘beauty contest’. ”Le sei frequenze sono un vero tesoretto che sarebbe criminale sprecare o meglio regalare come è in procinto di fare l’esecutivo”, dice Alberto Losacco, parlamentare del Pd, riprendendo una proposta del senatore Pd Vincenzo Vita e del portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti. D’accordo Antonio Di Pietro: “Quelle frequenze devono essere messe all’asta e gli incassi devono essere scalati dalla manovra in sostituzione dei tagli agli enti locali – scrive il leader dell’Idv sul suo blog –. Il governo pensa invece di regalare quelle frequenze, indovinate un po’ a chi? A chi ‘ha i requisiti adatti’, cioè alla Rai e a Mediaset, l’azienda del presidente del Consiglio”.

Per ora nessun esponente di maggioranza si è ancora espresso su questa ipotesi, che potrebbe portare nelle casse dello Stato quasi un decimo del monte totale della manovra. Dalle parti di Pdl e Lega l’argomento che continua a tenere banco in realtà è un altro: diminuire o no l’età pensionabile. Tema che diventa ancora più caldo dopo che ieri sera, in un comizio ad Alzano Lombardo, Umberto Bossi ha ribadito il suo niet a toccare le pensioni, in quello che è sembrato una sorta di ultimatum al premier. Parole rafforzate oggi dalla prima pagina della Padania, che elenca i “tre no” della Lega: pensioni, Iva ed enti locali. In realtà il fronte del Carroccio non è così compatto come il Senatùr vorrebbe fare credere. Visto che i maroniani sono disponibili a una discussione sulla previdenza.

Proprio su queste aperture punta Silvio Berlusconi. Perché superare il tabù delle pensioni di anzianità consentirebbe di recuperare quei fondi necessari per addolcire il contributo di solidarietà sui redditi superiori ai 90mila euro, ad esempio introducendo il quoziente familiare. La manovra risulterebbe così meno indigesta alla fronda interna al Pdl che minaccia di non votarla in Parlamento. Per questo il Cavaliere parla di un decreto su cui il Senato dovrà apportare modifiche. Senza alcuna rigidità.

Continuano così le pressioni sulla Lega per sbloccare i nodo che ancora rimangono. In un’intervista alla Stampa il segretario del Pdl Angelino Alfano auspica che “gli amici del Carroccio colgano che la riduzione dei tagli agli enti locali può essere bilanciata da un intervento sulla riforma delle pensioni”. Alfano è poi al lavoro su altri punti. Oltre al contributo di solidarietà (Claudio Scajola preferirebbe una blanda patrimoniale, per non premiare gli evasori), ci sono da discutere modifiche sui tagli agli enti locali: per questo il segretario ha convocato in settimana un tavolo a cui parteciperanno, tra gli altri, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Lombardia Roberto Formigoni. E poi l’aumento dell’Iva. Un’ipotesi su cui esprime “netta contrarietà” Confcommercio. Ma che ha il sì di Confindustria.

Resta poi in campo l’ipotesi delle dismissioni del patrimonio pubblico, su cui interviene oggi il ministro Ignazio La Russa: “Piuttosto che tagli lineari – dice al Corriere della Sera – meglio vendere qualcosa”, come caserme e immobili della Difesa, ma “senza svendere”.

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