Signore e signorine, spesso giovani e di bell’aspetto , cosa state facendo in Parlamento? Deputate e senatrici, dove vi nascondete? Mai che una vostra proposta faccia discutere con trasporto o magari con rabbia, mai un’iniziativa di rilievo, o un appello innovativo e interpartitico, mai un ruolo di primo piano per voi. E’ vero, non siete numerose, ma se personaggi poco giganteschi come i Quagliariello o i Granata o i Latorre parlano e parlano, e propongono e pontificano e si esibiscono in tv, su molte di voi pesa un impenetrabile silenzio.

Quando il gioco si fa duro giocano i duri, e voi non fate parte della categoria? A movimentare il settore ministeriale bastano e avanzano Mariastella Gelmini con la sua riforma scolastica e Stefania Prestigiacomo con le sue contorsionistiche dimissioni (dal partito ma non dal governo). In Parlamento, invece, sul fronte femminile domina la quasi irrilevanza. Soltanto Rosy Bindi, benchè personaggio dell’opposizione, sembra essersi conquistata un ruolo in scena.

Le altre, per i non addetti ai lavori, risultano non segnalate. Con eccezioni di brevissima durata. Un flash e via. Ecco qua comparire la leghista Rosi Mauro che l’altro giorno con atteggiamento da robot in tilt presiedeva una seduta con urla di “approvato” e “non approvato” creando un inestricabile caos di voti. Pochi giorni prima si era segnalata la biondissima Polidori. Finiana, ha avuto il suo effimero lampo di notorietà votando a sorpresa la fiducia al governo. Di lei il pubblico ha potuto memorizzare: 1) l’ottima messa in piega dopo una notte sicuramente trascorsa tra dubbi lancinanti, 2) la sua incerta parentela con il proprietario del Cepu, organizzazione privata che supporta gli studenti asini o meno dotati.

La senatrice Finocchiaro, di solito aggrondata e con aria scocciatissima, si è fatta notare recentemente per dichiarazioni piuttosto incaute sulla presenza di infiltrati nelle manifestazioni studentesche. Infine, qualche immagine di future puerpere arrivate in aula per il voto di fiducia su carrozzina come eroiche moribonde, però pronte a battersi perché alla Camera la gravidanza non risulti come “malattia” ma come “missione”. Insomma sul fronte femminile poco, anzi pochissimo da segnalare . D’accordo, anche altre centinaia di parlamentari maschi si limitano a particine che in uno spettacolo teatrale non equivarrebbero neppure alla fatidica battuta “il pranzo è servito”. Non hanno nè facce né storie, né qualcuno che li abbia votati, visto che sono stati scelti dai vertici dei loro partiti.

Sicuramente tra le elette ci saranno personalità di rilievo. Magari non sistemate in posizioni di comando da sempre saldamente presidiate dai loro colleghi. Cerchino però di farsi sentire, mandino dei segnali. E non folcloristici come quelli della Mussolini versus Carfagna. Le parlamentari italiane sono poche: rappresentano il 21 cento alla Camera, il 18 in Senato, una delle percentuali più basse d’Europa. Ma, in un Paese afflitto da una quantità di problemi, possibile che le loro voci siano quasi inudibili? Fra le altre cose, si rendono conto che, con questa crisi destinata a finire chissà quando, saranno le donne ad essere le più penalizzate? Si rendono conto che tagli ulteriori alla spesa pubblica graveranno sugli investimenti sociali e dunque che bambini e vecchi peseranno sempre di più su madri e figlie?

I dati che arrivano dal fronte del lavoro mettono paura: il 38% delle giovani del Meridione è disoccupata. Più di una su tre. Ma molte signore e signorine del Parlamento sembrano votate alla regola del silenzio.

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