Capita. Non sono l’unico. Anche se quando succede non ci si sente molto bene. L’altro giorno ho viaggiato su un Frecciarossa fra Torino e Milano, costo del biglietto 31 euro in seconda classe (abbonamento mensile 290 euro!) e quando sono sceso mi sono accorto di aver lasciato sul vagone il mio zaino. Cosa faccio? Ormai il treno era ripartito. Alla stazione di Milano Garibaldi e in molte stazioni i ferrovieri non esistono più, nemmeno gli uffici, non sai proprio dove cercarli, trovi solo negozi di scarpe, farmacie, cioccolatterie, librerie, niente che abbia a che fare coi treni. Così approccio un poliziotto e gli spiego quanto successo, gentilmente mi invita a rivolgermi alla polizia ferroviaria al binario uno. Benissimo. Raggiungo il posto di polizia e mi imbatto in una signora molto bella e molto elegante che con una certa autorevolezza mi invita a rivolgermi a un agente. Benissimo. Anche l’agente è gentilissimo e pronto: dopo avermi ascoltato, comincia subito a darsi da fare, telefona al capotreno della Frecciarossa (ha il numero!) e lo informa dell’accaduto, gli spiega dove si trova lo zaino e pretende di essere richiamato. Dopo qualche minuto il capotreno si fa vivo e dice che ha ritrovato lo zaino. E adesso? Non è affar mio, sostiene il capotreno. Ma cosa ne fa dello zaino, chiede il poliziotto. Non lo so, solo in caso di oggetti di valore il personale ferroviario è tenuto a rivolgersi al Comune di arrivo del treno altrimenti amen. Il poliziotto insiste, dice che non è possibile. Sì, dice il ferroviere, io lo lascio sul treno. E poi? Poi il treno andrà in deposito e lo zaino rimarrà lì, qualcuno lo troverà… Capito? Addio carte, dattiloscritti, agende, computer.

Non esiste più l’ufficio degli oggetti smarriti così gli oggetti si smarriscono “da soli”. Nessuno è responsabile: e la sicurezza? Se nello zaino ci fosse una bomba? Il poliziotto ha uno scatto di orgoglio, telefona ai suoi colleghi di Roma e li prega di andare a prendere lo zaino all’arrivo del treno e di tenerlo in consegna. I colleghi accettano e così faranno. Nuova telefonata con il capotreno che malvolentieri accetta di fare la consegna alla Polizia. Il giorno dopo andrò a ritirare lo zaino a Roma. La storia finisce bene grazie alla gentilezza e alla tenacia di un agente.

Possibile che almeno sui treni ad alta velocità che sono così cari non ci sia un servizio per gli oggetti smarriti? Che non ci sia un servizio adibito alla sicurezza che prima di mandare in deposito un treno non controlli i vagoni? O c’è qualcuno che se ne approfitta?

Nel frattempo ritorna nell’ufficio la donna avvolta nel suo bel cappotto e mi accorgo che nell’altra stanza ci sono due persone dietro le sbarre, hanno facce disperate, molto giovani. La signora chiede se qualcuno ha dato loro una tazza di caffè. Tutto avviene con calma ben sorvegliata. Arriva un signore alla ricerca del telefonino perso e ritrovato dalla Polizia. Guardo alle pareti foto segnaletiche di persone ricercate, anche un omicida. Tutti stranieri tranne uno, italiano, ingegnere in giacca e cravatta con tanti nomi, forse uno per ogni truffa. C’è scritto: arresti domiciliari.

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